Riello, in 200 a manifestare contro la chiusura. «Non indietreggiamo»

Bandiere stagliate contro l’azzurro del cielo, musica, parole, cartelli e anche il disegno di una bara perché dove non ci sono innovazione e investimenti l’industria muore e quando i cancelli di un sito si chiudono a pagarne il conto sono i lavoratori e le loro famiglie, ma anche l’intero tessuto socio economico territoriale. Erano in duecento questa mattina davanti allo stabilimento della Riello a Morbegno, sotto lo sguardo vigile delle Forze dell’ordine, a manifestare contro la decisione della direzione dell’azienda termomeccanica di spostare altrove la produzione e chiudere il sito entro l’estate.

I lavoratori, 61 dipendenti (10 impiegati e 51 operai) che per la maggior parte hanno costruito la loro carriera proprio all’interno della Riello e ora dopo 30 anni si ritrovano senza formazione e con poche speranze di ricollocamento anche per questioni anagrafiche, le rsu, i sindacati, ma anche i rappresentanti delle istituzioni – il presidente della Provincia e sindaco di Talamona Davide Menegola e il sindaco di Morbegno Alberto Gavazzi che aveva già preso parte a qualche manifestazione - e della politica con Michele Iannotti, segretario provinciale di quel Partito democratico cui si deve la richiesta di audizione nella commissione regionale Attività produttive ora fissata per il 2 maggio, in prima fila. Tutti a garantire che non ci sarà alcun passo indietro nella difesa del sito industriale e che il territorio nel suo complesso è pronto a fare la sua parte. A fare quadrato.

«Non lasceremo soli i lavoratori - ha ribadito Menegola che già aveva dato ampie rassicurazioni dopo aver incontrato i rappresentanti di Fim Cisl e Fiom Cgil, insieme ai segretari provinciali dei due sindacati a palazzo Muzio all’indomani della comunicazione delle proprie intenzioni da parte dell’azienda -. Parteciperemo anche noi all’audizione del 2 maggio in Regione». «Come istituzioni, comune di Morbegno, di Talamona e Provincia, abbiamo condiviso un percorso per capire come poterci muovere sia nei confronti della Regione che al Ministero - spiega Gavazzi -. Purtroppo siamo di fronte a un evento significativamente negativo per la Bassa Valtellina. Qui si era affrontato 30 anni fa uno dei più importanti investimenti, eravamo partito con 500 addetti, in cui il pubblico aveva fatto la sua parte: ricordiamo che siamo all’interno del Consorzio area industriale con aree di proprietà pubblica. L’infrastruttura è ancora una delle migliori anche per posizione (all’inizio dell’area industriale e ben servita)».

In un momento già storicamente difficile l’idea di perdere 61 posti di lavoro rappresenta un grosso problema per tutti. «Si tratta di capire - aggiunge Gavazzi -che cosa si può fare e cosa si può chiedere a questa azienda. Riello ha un diritto di superficie novantanovennale che ha utilizzato però solo per circa un terzo. Parliamo di un valore significativo che era stato concesso e che ancora dovrebbe essere esercitato. Tutti argomenti che dovranno essere trattati con l’azienda». In attesa della convocazione al Ministero, avendo la garanzia dell’impegno da parte delle istituzioni di farsi carico della situazione dei lavoratori e del sito industriale, la prima occasione dovrebbe essere proprio quella del 2 maggio. «All’audizione porteremo tutte le nostre richieste – dice Alessandra Vaninetti, segretario dalla Fim Cisl -. Sciopero e presidio sono solo i primi di una lunga serie: chiediamo a tutto il territorio di essere a fianco dei lavoratori e delle loro famiglie perché quello che è certo è che da qui a qualche mese si cancelli della Riello di Morbegno ci saranno i lucchetti. E questa cosa non è accettabile, per nessuno».

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