«Troppi modelli del passato, ma il lavoro è cambiato»

Laura Arrigoni è responsabile dell’Its alla Maria Ausiliatrice di Lecco «Le ragazze spesso hanno risultati migliori dei maschi nelle materie Stem»

«Ci sono ancora troppi stereotipi nel mondo del lavoro e il risultato è il mancato accesso delle ragazze a percorsi di studio che preparino a occupazioni tecniche e scientifiche». Laura Arrigoni, docente di imprenditorialità all’istituto Maria Ausiliatrice di Lecco, responsabile del nuovo corso Its Business and development manager realizzato dall’Istituto salesiano con Fondazione Its Academy machina Lonati di Brescia, inquadra in questi termini lo squilibrio di iscrizioni a scuole e università incentrate sulle materie Stem.

«Da cosa dipende? - commenta -. Non dalla preparazione, perché spesso alle medie nelle materie Stem le ragazze vanno meglio, in quanto a livello scolastico sono più costanti e studiose e quindi hanno risultati migliori. Aggiungo che nelle scuole superiori le insegnanti sono in numero maggiore eppure poi le scelte sono differenti. A mio avviso è una questione culturale. Ereditiamo dal passato degli stereotipi sul lavoro. La donna delle pulizie oppure la segretaria, mentre il meccanico deve essere maschio. Ma non c’è una ragione per cui debba essere così». Il mondo del lavoro negli ultimi decenni ha avuto un’evoluzione in questo senso grazie alla tecnologia: «Le fabbriche - continua la docente - non sono più quelle di una volta. I macchinari sono tutti a controllo numerico, non è quindi più una questione legata alla forza fisica. Servono invece altri elementi per programmare queste macchine, come la precisione. C’è poi la questione culturale che inizia da piccoli. La bambina magari ha più propensione a giocare con le bambole, ma non è che non debba giocare anche con i lego e il meccano. Attività, queste, che aumentano le sue competenze. Noi a scuola mostriamo esempi di donne che hanno fatto determinate professioni come la Montessori. Ma in generale sono figure di cui si parla un po’ di meno. Basta anche solo vedere quante vie della città sono intestate a donne». La scuola è uno dei luoghi dove questo tema deve essere affrontato: «In un ambito di istituti superiori dove la maggior parte dei professori è donna è difficile per gli studenti capire come ci sia una disparità di trattamento nel mondo del lavoro. Hanno difficoltà a cogliere questo fenomeno. Quando in classe parliamo di gender gap fanno un po’ fatica a comprendere a cosa ci riferiamo in relazione al mondo del lavoro. I ragazzi dell’Its che magari hanno già fatto dei lavoretti hanno invece più consapevolezza. Però poi quel che osservo da insegnante delle superiori è che c’è una scelta del corso di studi fatta a volte proprio in base al genere, e non dovrebbe essere così. Tutti noi abbiamo possibilità di accedere agli stessi tipi di corsi di studi, di facoltà università o di tipologia di lavoro al di là di essere uomini e donne». Secondo la professoressa Arrigoni la leva su cui agire è l’orientamento: «La Provincia sta lavorando bene in questo senso. Si cerca di far vedere ai ragazzi e alle loro famiglie come sono cambiate le professioni. Oggi nelle attività di orientamento i ragazzini sono molto più esposti a osservare l’evoluzione del lavoro. Quindi ho fiducia che la situazione potrà cambiare nei prossimi anni anche se non sarà un processo rapido».

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