I deliri di Salvini per ottenere un voto in più

Come può il leader della Lega parlare di “elezioni in cui il popolo vota” per definire la farsa che è andata in scena in Russia e che ha portato nuovamente Putin al Cremlino?

Visto che a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca (Andreotti docet), viene da chiedersi quale sia il debito di Salvini con Putin. Ma come, c’era proprio bisogno di quella dichiarazione del leader leghista a commento delle elezioni (?) in Russia per cui il popolo che vota ha sempre ragione? Ma il Capitano è venuto giù assieme alla piena, come si diceva una volta?Anche i bambini dell’asilo sanno che il voto a Mosca e vasti dintorni è stata la classica farsa del dittatore che chiede un plebiscito da ostentare così da giustificare le sue nefandezze e poi lascia quel 10% di voti contrari per far finta che sia stata una cosa seria. Ma dai. A prescindere dai torti e dalle ragioni della guerra con l’Ucraina è evidente che i seggi nelle ex terre sovietiche (almeno i capi del Pcus evitavano di sottoporre i loro popoli a queste farse) sono stati una burla. Non ha visto, il vicepremier nostro malgrado, le urne trasparenti per poter identificare i pochissimi che non hanno scritto il nome del presidente russo sulla scheda. Salvini ha notizie di candidati alternativi che non siano sottoterra a far compagna a Navalny? Se sì ce lo faccia sapere. Certo, le simpatie del capo del Carroccio nei confronti dell’autocrate del Cremlino non sono un mistero. Ma poiché la Lega fa parte del governo di un Paese dell’Occidente che sta nell’Unione europea e, in politica estera, ha posizioni chiare e non certo pro Putin, sarebbe stato opportuno tacere. Oppure mettere in atto la pratica meno diffusa in Italia, quella delle dimissioni per coerenza politica.

Certo, tutti sanno che il capo del Carroccio non sta vivendo un grande momento. Il consenso del partito cala di continuo non solo nei sondaggi, ma anche ogni volta che c’è un’elezione (queste sì in cui il popolo ha ragione) in Italia. E i suoi rapporti con il premier, Giorgia Meloni, sono ai minimi termini. Per tacer del fatto che le sorti del numero uno di un movimento nato per tutelare gli interessi socio economici del Nord Italia sono legate al ponte sullo Stretto di Messina.Ma non basta tutto ciò per giustificare questo sfondone che oltretutto rivela un’imbarazzante ignoranza politica. Chiaro che tutto deriva dall’esigenza di recuperare consensi in quella parte della società italiana che, per motivi che c’entrano poco con la geopolitica, vede di buon occhio Putin e parteggia per lui nella guerra russoucraina. Ma non è una giustificazione che possa reggere.

Quelle che hanno incoronato Putin non sono state elezioni libere, anzi neppure possono essere definite elezioni. Viene da chiedersi come farà Salvini a fare una politica in favore dell’Italia nell’Unione europea dopo questo ennesimo marchio. A meno che, cosa abbastanza improbabile, a giugno non vincano quelle forze che non vogliono l’Europa. In un momento in cui si parla di esercito continentale in funzione difensiva nei confronti della Russia, può il vice presidente del Consiglio di uno dei Paesi fondatori dell’Europa, dire queste cose senza che accada nulla? Il suo superiore, Giorgia Meloni, non ha nulla da obiettare al di là dello scarno commento di ieri, in cui manco è citato Salvini? L’unità della coalizione vale di più della nostra reputazione internazionale? Certo si sa che il centrodestra, al contrario degli avversari sperduti nei loro campi e campicelli, riesce sempre a presentarsi unito al voto. Ma poi? Anche la faccia conterà pur qualcosa in politica. E Salvini che l’ha già persa più di una volta, forse adesso però ha esagerato. Un popolo quando vota ha sempre ragione. Appunto: quando vota. E purtroppo in Russia quello che ha sempre ragione è uno solo: il despota.

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