Neve e precipitazioni, l’inverno sondriese è salvo

«Grazie alle copiose nevicate di febbraio, tutte le stazioni in provincia di Sondrio si sono portate al di sopra dei valori medi del periodo» spiegano i meteorologi di Arpa Lombardia. Una buona notizia per le riserve idriche.

Da una situazione in partenza deficitaria a una realtà più che buona. Le precipitazioni abbondanti delle passate settimane – e vanno compresi pure gli ultimi giorni – hanno dato davvero una boccata d’ossigeno all’intero territorio della provincia di Sondrio.

Dopo due inverni decisamente magri (con i noti problemi legati alla siccità nei mesi estivi) e un avvio della stagione fredda anche questa volta all’insegna delle anomalie, la più recente svolta del meteo potrà essere certamente determinante per le riserve idriche in vista del prosieguo dell’anno.

«Le stazioni di Arpa Lombardia, nella prima parte dell’inverno fino a gennaio, hanno registrato, pur con qualche oscillazione, un innevamento leggermente inferiore rispetto alla media stagionale per quanto riguarda la Valchiavenna e i versanti orobici valtellinesi». Così fanno sapere gli esperti del Centro nivometeorologico di via Monte Confinale a Bormio.

Situazione in parte differente, invece, «su Retiche centrali e Alta Valtellina, dove la neve in quota nel medesimo periodo si è mantenuta un po’ al di sopra della media degli ultimi 10 anni».

Il quadro complessivo, dunque, non ha certo le tinte fosche che hanno caratterizzato nel complesso le passate due stagioni invernali. Contributo decisivo, si diceva, è arrivato con «le copiose nevicate di febbraio, grazie alle quali tutte le stazioni in provincia di Sondrio si sono portate al di sopra dei valori medi del periodo», come aggiungono i meteorologi di Arpa Lombardia.

A tal proposito, utile è fare riferimento ai dati ufficiali che rendono meglio di molte parole questa realtà. Venerdì, a titolo di esempio, alla stazione di Vallaccia (2600 metri nel Livignasco) sono stati registrati «255 centimetri di neve al suolo rispetto ai 199 di media». Poi, grazie al contributo di neve del weekend, tra sabato e domenica il già più che soddisfacente livello è lievitato a 268 cm. Quota 221 cm anche trecento metri più in basso, a Oga San Colombano: qui il valore medio di riferimento del periodo è pari a circa 162. Anche la stazione Magnolta di Aprica ha fatto registrare buoni dati: siamo a 1950 metri e abbiamo, a ieri pomeriggio, 215 centimetri «contro una media di 128», come sottolineano dal Centro nivometeorologico di Bormio.

Scendendo a valle, il risultato non cambia. A 2300 m sul livello del mare, in Valmasino, ieri i grafici di Arpa parlavano di ben 327 cm, trentatré in più di venerdì e addirittura oltre centro rispetto al dato di riferimento (che è di 221 cm). Lo stesso in Valgerola: a 1875 m, nella stazione di Pescegallo, i 251 cm della giornata appena trascorsa superano di gran lunga i 150 di media.

Tutto ciò considerato, la stagione fredda 2023-2024 – che, a livello meteorologico, è terminata lo scorso 29 di febbraio – potrà essere ricordato come felice. «L’inverno 2023-2024, nel suo complesso, è stato caratterizzato da temperature più alte rispetto alla media, ma da abbondanza di precipitazioni», confermano gli esperti della sede di Bormio dell’Arpa. «Il grosso contributo di precipitazioni che ha determinato lo scostamento positivo di questo inverno, rispetto ai valori medi, è avvenuto a partire dalla seconda metà di febbraio».

Uno sguardo, infine, al meteo. Dopo le precipitazioni degli ultimi due giorni, l’avvio di settimana sarà caratterizzato da «condizioni più stabili, con copertura nuvolosa variabile e scarse probabilità di precipitazioni».

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