Morto sugli sci ad Aprica, un rinvio a giudizio per omicidio colposo

La Procura di Sondrio ha chiuso le indagini per l’incidente che costò la vita a Giovanni Pieroni, 29 anni. Si schiantò contro un cannone sparaneve

A gennaio dell’anno scorso l’architetto 29enne di La Spezia, Giovanni Pieroni, da qualche tempo residente a Milano, morì in un tragico incidente sulle piste da sci di Aprica. E ora la Procura di Sondrio ha chiuso l’indagine e ha chiesto il rinvio a giudizio solo per uno dei cinque indagati per omicidio colposo.

Era il 7 gennaio, un sabato pomeriggio. Il giovane sciatore stava scendendo sulla pista Magnolta Inferiore, una “nera”, quando all’improvviso aveva perso il controllo degli sci ed era andato a schiantarsi contro un cannone sparaneve a bordo pista. All’incidente avevano assistito numerosi altri sciatori che a avevano lanciato l’allarme: sul posto era intervenuta l’eliambulanza decollata da Como, ma le condizioni del giovane erano subito apparse disperate e nonostante i tentativi di rianimarlo effettuati dal personale, proseguiti anche all’ospedale Morelli di Sondalo, per lui non c’era stato nulla da fare. Nell’impatto aveva riportato lesioni allo sterno e fratture delle costole che purtroppo erano risultate fatali. La Polizia scientifica aveva effettuato i rilievi nel tratto della pista in cui si è verificato l’incidente e in particolare sul cannone sparaneve contro il quale è finito lo sfortunato sciatore.

L’indagine, inizialmente coordinata dal sostituto procuratore Marialina Contaldo, poi trasferitasi a Varese, e quindi ereditata dalla collega Chiara Costagliola, aveva individuato cinque persone indagate per l’ipotesi di omicidio colposo. Si tratta di Domenico Cioccarelli, presidente del Cda della Nuova Sita, nata di recente per raggruppare le diverse società che gestiscono gli impianti di risalita; il suo vice Armando Muti; il caposervizio Alberto Corvi; il consigliere Bernardo Corvi; e il direttore delle piste, Giangusto Corvi.

Nei giorni scorsi è arrivata la conclusione delle indagini, e la Procura di Sondrio ha chiesto l’archiviazione di tutti gli indagati, ad eccezione del direttore delle piste.

Una notizia che ha preso alla sprovvista i familiari di Giovanni Pieroni. Increduli e sgomenti, attraverso il loro legale, l’avvocato Stefano De Ferrari di La Spezia, si sono opposti all’archiviazione. Al termine di una specifica udienza, però, il giudice Antonio De Rosa ha accolto la richiesta della Procura, non si procederà nei confronti dei componenti del Cda della società che gestiste gli impianti, difesi dagli avvocati Piergiorgio Weys di Milano, Alberto Gerosa e Francesco Romualdi del Foro di Sondrio.

A breve verrà invece fissata l’udienza preliminare per la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Giangusto Corvi. Intanto la società Nuova Sita ha già provveduto a corrispondere il risarcimento ai familiari del 29enne, ai genitori e alla sorella Arianna, che restano comunque insoddisfatti della decisione di archiviare la posizione di quattro dei cinque indagati.

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