Una pecora sbranata e venti animali dispersi. «Il cane? Era nel recinto»

Il maremmano preso per fare la guardia al gregge aveva spaventato alcuni frequentatori della ciclabile e quindi non è potuto intervenire al momento dell’attacco alle pecore. L’allevatore Villani: «Situazione insostenibile».

E’ stato attaccato nella zona di San Martino, nei pressi della pista ciclabile e del campeggio, il gregge al quale appartiene la pecora trovata morta venerdì mattina attorno alle 10.

Le bestie sono di Stefano Villani, noto per il recupero di un gregge in quota utilizzando un elicottero, che nell’area della pista ciclabile possiede un’azienda agricola. Oltre alla pecora rinvenuta morta, sono scappati e mancano all’appello numerosi capi tra pecore e capre. Non è dato sapere al momento quale animale abbia assalito l’ovino predato.

È lo stesso allevatore a postare sulla sua pagina social immagini e riflessioni sul caso raccontando la storia della pecora uccisa, Paolina, alla quale era particolarmente affezionato. Così come è legato al suo cane da pastore, che manco a farlo apposta si chiama Paolino, da qualche tempo costretto a starsene a casa perché giudicato pericoloso dai passanti e che quindi non ha potuto andare in soccorso degli animali, come lamenta i suo padrone. La pecora, originaria della Valdidentro, era un regalo della fidanzata di Stefano, Lucia Giacomelli.

Insieme a questa storia, Villani ne racconta un’altra, quella appunto del cane da guardia Paolino che protegge il gregge. «Purtroppo però la mia presenza- narra l’allevatore parlando in prima persona come fosse il suo cane- ha dato fastidio e sono costretto a rimanere lontano dal gregge perché mi hanno ritenuto una minaccia, i passanti dicono che sono pericoloso. Io capisco il mio padrone, amareggiato. Mi sento una nullità e non vorrei far crescere i miei figli nell’indifferenza delle persone davanti ad un grosso problema: la presenza di grandi predatori. Sostengono che bisogna convivere con il lupo e non riescono a convivere con me che sono un cane».

Il racconto quindi torna sulla pecora trovata morta in pieno giorno «e Paolino non ha potuto evitare che questo accadesse. Io sono Paolina – conclude l’allevatore mettendosi nei panni della sua pecora - e sono costretta già dai primi mesi dalla mia nascita a indossare un numero identificativo e il mio predatore invece rimarrà senza nome perché è difficile da gestire e controllare».

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