La montagna di Massimo Ratti,
lo “stile Asen Park”

Chi era la vittima del tragico incidente di ieri, morto con Valentino Alquà durante un’escursione di scialpinismo sul Pigne d’Arolla, in Svizzera

«Massimo Ratti praticava la montagna in un certo modo. Lo stile Asen Park”. Bastano poche parole, pronunciate da Giacomo Cominotti, per ricordare Massimo Ratti, 36enne di Germanedo, scomparso domenica con Valentino Alquà durante un’escursione di scialpinismo sul Pigne d’Arolla, in Svizzera.

In particolare, è il riferimento allo stile “Asen Park” a fare la differenza. Avvicinamenti in bicicletta, vie e pareti dimenticate negli annali, notti insonni, viaggi di ogni tipo sono solo alcune delle avventure portate a termine negli ultimi anni dal sodalizio che con Ragni e gruppo Gamma compone la galassia delle realtà alpinistiche lecchesi.

Un modo di vivere la montagna totalizzante, intimo e profondo che viene declinato in tanti modi diversi. Da un lato le grandi scalate, come la ripetizione invernale dello spigolo nord del Pizzo Badile. Claudio Clozza, Pietro Bonaiti e Massimo Ratti vinsero quella sfida contro il freddo e il vento ripercorrendo le gesta di altri grandi dell’alpinismo lecchese, ovvero Casimiro Ferrari, Aldo Anghileri e Pino Negri, i quali compirono la stessa impresa nel 1965. Altrettanto nota, però, è l’ascesa compiuta da Ratti e Clozza sul pilone centrale del Freney nel gruppo del Monte Bianco. Proprio lì, nel marzo 2014 perse la vita un altro scalatore lecchese molto amato come Marco Butch Anghileri, deceduto mentre tentava di realizzare la prima invernale in solitaria della via Jöri Bardill sul Pilone Centrale del Freney.

Nel 2019 Massimo Ratti, assieme a Luca Anghileri, fratello del Butch, ha ripetuto un concatenamento in Grigna che Marco Anghileri faceva spesso. Dopo essere giunto ai Magnaghi, in Grignetta, prima dell’alba, il Butch scalava la via Gandin, la via Lecco al terzo Magnaghi, quindi percorreva lo Scarettone verso il rifugio Rosalba per attaccare la Gandin al Cinquantenario, quindi la Mariemonti alla Torre Cecilia, poi Donna Matilda alla Piramide Casati, la Cassin al Torrione Palma, la via Boga al Torrione Clerici concludendo la giornata con la Zucchi al Pilone Centrale.

Con lo stesso impegno profuso nelle salite e nelle altre avventure, gli Asen Park lavoravano per la comunità, coinvolgendo i loro concittadini nella loro passione per la montagna. Sono stati loro a chiodare alcune falesie della zona, come quella del Gavatoio nella zona del Moregallo, una parete su cui si può scalare affacciati direttamente sul lago. La stessa operazione è stata compiuta sulla parete dell’Antimedale che imperiosa sovrasta la città di Lecco. A questo si aggiunge l’impegno nell’organizzazione di diverse gare di arrampicata, eventi che li hanno resi un punto di riferimento nel settore. Al centro, sempre l’energia e il sorriso di chi è abituato a respirare la libertà a pieni polmoni, spinto da quella passione intima e profonda fondamentale per ogni impresa. Un sentimento puro che, superati i giorni del dolore, tornerà a divampare anche nel nome dell’amico tragicamente scomparso.

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