Cgil Lecco: «Raccolte già 400 firme per la campagna Lombardia SiCura»

Diego Riva: «Proseguiamo con la campagna per invertire la tendenza alla privatizzazione e alla disparità di accesso ai servizi sanitari in Lombardia»

Prosegue la raccolta firme de “La Lombardia SiCura”, una campagna promossa da associazioni, sindacati e partiti politici che vuole dare voce ai cittadini lombardi sul tema della sanità per bloccare la corsa alle privatizzazioni e garantire il diritto alla salute pubblica, gratuita e universale.

Nel pomeriggio di mercoledì, la CGIL Lecco e le relative categorie della FILT (Federazione Italiana Lavoratori dei Trasporti), della FP (Funzione Pubblica) e dello SPI (Sindacato Pensionati) hanno organizzato un banchetto presso la sede della FILT CGIL alla stazione di Lecco. Anche in questa occasione, come già riscontrato dai banchetti organizzati nelle scorse settimane e dalle assemblee che quotidianamente si tengono nei luoghi di lavoro, le persone raggiunte si sono mostrate molto interessate al tema e hanno voluto dare il proprio contributo apponendo la firma sui moduli di raccolta.

Dal primo marzo, data di avvio della raccolta firme, a oggi la CGIL Lecco ha raccolto oltre 400 firme cartacee, un numero che va sommato a quelle raccolte dagli altri soggetti promotori della campagna e a quelle raccolte online tramite la piattaforma change.org.

Diego Riva, Segretario generale della CGIL Lecco: “Da diverso tempo il sindacato, in alleanza con altri soggetti sensibili al tema, si mobilita con iniziative nei luoghi di lavoro e nelle piazze per invertire la tendenza alla privatizzazione e alla disparità di accesso ai servizi sanitari in Lombardia. Il diritto alla cura e il rilancio del Sistema Sanitario Nazionale saranno anche tra i temi al centro dello sciopero generale di giovedì 11 aprile e della grande manifestazione nazionale di sabato 20 aprile a Roma (in entrambi i casi insieme alla UIL), contro le scelte sbagliate di un governo che taglia gli investimenti in sanità, non rinnova i contratti pubblici e alimenta la precarietà.”

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