Non ho pregiudizi verso i neri o verso qualsiasi altra razza ma non si possono ammettere né tanto meno giustificare le loro sommosse. Quei neri, che fuggono da paesi nei quali si sopravvive in condizioni addirittura peggiori di quelle di un campo di prigionia russo, rientrino in patria e manifestino contro i loro dittatorelli, ai quali, grazie alla sinistra e a certi cattocomunisti, da troppo tempo inviamo aiuti finanziari. Prima di venire da noi o in qualsiasi altra nazione, abbiano almeno il coraggio di tentare una specie di liberazione della loro terra. Certi comportamenti violenti sono inammissibili. L’opposizione diventi maggiorenne prima che sia troppo tardi e la Chiesa eviti di giustificare in nome dell’accoglienza comportamenti che sono solo censurabili. L’Africa poteva essere il continente del futuro, mentre oggi il livello di vita ha qualcosa di tragico: è qualitativamente inferiore a quello coloniale. E questa è la ragione per la quale la gente fugge. Per finire, penso che dietro tanto “coraggio” ci sia del losco legato a qualcosa di tipicamente calabrese: prima l’attentato poi i disordini. E poi?
Giovanni Bartolozzi
La tolleranza zero verso i clandestini è un’ottima scelta. Ma la si dovrebbe far precedere dalla tolleranza zero verso i nostri errori, le nostre ipocrisie, i nostri infingimenti. Dei clandestini che a centinaia di migliaia circolano nel Paese facciamo la scoperta solo ogni tanto (e d’improvviso), non quando vengono sfruttati (e quotidianamente) sotto l’occhio di tutti - e principalmente dello Stato - mentre compiono lavori sempre illegali e talvolta disumani. Dei clandestini non ci turba la presenza a fianco di malati, anziani e bambini: non vi badiamo, è il caso di dire. Dei clandestini appare evidente che se ne dovrebbe dare un giudizio diversificato: un conto son quelli che delinquono, un conto son quelli che no. La tolleranza zero funziona dove la cifra politica, sociale, civile d’una nazione è assai superiore allo zero medesimo: ci sentiamo d’affermare che in Italia è sempre e ovunque così? Quanto alla Chiesa - e a chi dalla Chiesa mutua la vocazione alla solidarietà - ciò che andrebbe evitato è d’accollarle un ruolo di supplenza dello Stato al quale essa volentieri rinunzierebbe se lo Stato facesse sino in fondo la sua parte. Ma questo non accade. O accade così clandestinamente che non ce ne accorgiamo: né noi cittadini né la Chiesa né i bisognosi d’assistenza. Non se ne accorge neppure lo Stato, che dichiara sincera indignazione contro i responsabili dei fatti di Rosarno. Cioè contro se stesso.
Max Lodi
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