Sei comunque entrato nel ristretto mondo dei Miti, anche perché ci hai lasciato troppo presto e i Miti, per essere tali, devono morire prima dei sessant'anni.
Però, caro Steve, permettimi di dirlo. Per conto mio hai fatto un grande errore. Se, anziché utilizzare la tua eccezionale intelligenza per creare cose utili ma non strettamente necessarie a migliorare la vita degli esseri umani, tu avessi contribuito a trovare il modo di sconfiggere il cancro, non saresti stato idolatrato da miliardi di persone, non saresti diventato un mito, ma avresti potuto campare qualche anno di più.
Inoltre, considerato che eri uno degli uomini più ricchi del mondo e vivevi nel Paese più progredito del mondo, hai tolto a tutti noi, comuni mortali, la speranza di poter guarire qualora la "bestia" ci saltasse addosso. Ciao, caro Steve e riposa in pace.
Riccardo Cornara
Lecco
Caro Cornara,
c'è una fotografia di Steve Jobs che ha fatto il giro del mondo e lo mostra raggiante, se pur già minato dal male, presentare all'umanità l'i-pad come Mosè fece con le tavole della legge.
La stessa postura, che riconosciamo da sempre nell'iconografia del padre del popolo ebraico, la ritroviamo nello scatto in cui Jobs ci regala il nuovo vangelo tecnologico, in fondo una tavoletta.
“Mister Mac” è stato una sorta di moderno Leonardo, un genio fuori dagli schemi, libero e straricco a meno di trent'anni ma, come lei ricorda, non è riuscito a sostituirsi completamente a Dio ed è scomparso come ogni comune mortale, a poco più di cinquant'anni.
Ma ha lasciato una traccia profonda in ognuno di noi, utente o meno del suo Apple World, e un insegnamento immortale, quello di credere sempre in se stessi e guardare avanti, con una sana vena di follia esistenziale. Per questo non lo dimenticheremo.
Vittorio Colombo
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