l'editoriale di Gianfranco Scotti sull'inutilità della vendita dei Beni del Comune, in primis il Palazzo di Via Roma 51, aiuta a capire la pochezza del valore di memoria e radici della nostra comunità e, in primo luogo, dei politici.
Una doverosa analisi quindi che però mi pare manchi, nello specifico di Via Roma 51, della reale solidità dell'alternativa. Resta indubbiamente ridicolo, perché suona come confusione amministrativa, scoprire che la Giunta nel giro di soli pochi mesi prima toglie lo Stabile da quelli alienabili e dopo ce lo rificca. Come se avesse ricevuto un'offerta. Come se volesse fare un piacere più ad un solo cittadino piuttosto che a tutti i cittadini. Ma senza dirlo.
Dobbiamo però domandarci, pubblicamente, di cosa ci priviamo non vendendo quell'immobile e se tale privazione è più grave della vendita. In altre parole il problema è: Quale esigenze di immobili il Comune ha per fare quello che deve fare? Ed in subordine: qual è il peso che subiamo non facendo alcune cose in rapporto alla rinuncia dell'immobile? Il peso è maggiore o minore?
Però la buona volontà non basta a costruire stabili fondamenta. A far diventare modalità di narrazione accattivanti progetti concreti e sostenibili. A me pare che quello del Comitato di Via Roma51, segnalato nell'editoriale, pecchi di questo. Di solide fondamenta: E' così gioco facile per un Comune che vuol vendere, venderlo. Non ci sono realtà disposte a riempirlo concretamente quello spazio, metterci soldi, e ne servono tanti... Se non ci sono cittadini e associazioni a tenerlo vivo le idee senza gambe non stanno su a prescindere dai soldi. Figuriamoci senza.
Piuttosto è da sottolineare come incoerentemente la Giunta abbia deciso di spendere, basta leggere il Bilancio, 160.000 euro, ogni anno, per la Sala polivalente di via Ugo Foscolo. Ritenendo più importante e autocaratterizzante, buttare questi soldi per poco più di uno scantinato piuttosto che investirli negli oneri necessari al recupero, valorizzazione e usufruizione collettiva per l'intera città, nonché di memoria, del Palazzo Ghislanzoni o di Villa Manzoni, Ponchielli ect.
Paolo Trezzi
Lecco
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