Nicolò Rusca sarà Beato
Un percorso iniziato nel 1634

La beatificazione di Nicolò Rusca giunge a 395 anni dalla sua morte. Il percorso ha però inizio nel 1634, quando l'arciprete Parravicini ricevette in dono dell'abate di Pfäfers (Svizzera) un osso della gamba di Rusca

SONDRIOLa beatificazione di Nicolò Rusca giunge a 395 anni dalla sua morte. Il percorso ha però inizio nel 1634, quando l'arciprete Parravicini ricevette in dono dell'abate di Pfäfers (Svizzera) un osso della gamba di Rusca.

La fama di martirio non scomparve, ma il Vescovo di Como poté fare richiesta di pubblica venerazione solo quando, nel 1845, i resti mortali del futuro beato giunsero in città. Fino alla sua morte, avvenuta nel 1915, fu San Luigi Guanella a interessare i vescovi di Coira, Lugano e Como, e la Santa Sede, alla causa di beatificazione.

Al 1925 risale il secondo tentativo per dare inizio alla causa, quando venne stesa una petizione che i preti valtellinesi dovevano sottoscrivere e che fu presentata al vescovo Pagani.

Con l'arrivo del vescovo Macchi venne designato un Comitato di studio provvisorio, grazie al quale nel 1931 fu chiesto che avessero inizio «le opportune pratiche per la doverosa esaltazione del martire di Cristo Nicolò Rusca».

Nel 1933, monsignor Macchi affidò l'incarico di postulatore a Giuseppe Trezzi, avvocato presso la Congregazione dei Riti, mentre il il canonico Giovanni Piccinelli fu scelto come vicepostulatore. Poté così avere inizio il processo diocesano tra il 1934 e il 1935.

Monsignor Macchi, nel 1945, inviò a Roma don Pietro Gini per verificare se ci fossero impedimenti; chiese aiuto, inoltre, ai presuli di Lugano e di Coira. Nel 1952 venne incaricato di interessarsi alla causa don Giuseppe Cerfoglia, al quale si unì, nel 1953, don Tarcisio Salice, valente studioso.

Nel gennaio del 1957, dopo la morte di don Giuseppe Trezzi, furono nominati un nuovo postulatore, Alfonso Codaghengo, e vicepostulatore, don Pietro Gini; nel settembre fu costituito un Comitato promotore, con il vescovo Felice Bonomini quale presidente onorario e con Giovanni Tirinzoni, arciprete di Sondrio (sostituito nel 1962 da Ambrogio Fogliani), quale presidente esecutivo.

Nel 1960 giunse il parere positivo sugli scritti di Nicolò Rusca dai due teologi censori della Congregazione dei Riti che concesse, l'anno seguente, il nullaosta per la prosecuzione della causa, affidata ad alcuni frati cappuccini della Svizzera.

Cappuccino svizzero era anche il nuovo postulatore, Mathis Burckard, che svolse l'incarico dal 1966 fino all'ottobre del 1978. Approfondirono lo studio storico diversi studiosi in numerosi archivi svizzeri ed europei, fino a quando, al vescovo Teresio Ferraroni fu fatta presente la necessità di portare a termine uno «studio storico accuratissimo e critico».

Con la morte dello studioso padre Rocco Casari, tutto si bloccò e il materiale fu ritirato da monsignor Gini. Spettò al vescovo Alessandro Maggiolini riprendere con decisione la causa: nel 1994 affidò l'incarico di postulatore, dopo la rinuncia di Gilberto Agustoni (1979-1984), a padre Paolino Rossi, cappuccino, e di vicepostulatore a don Enrico Radice dell'Opera Don Folci; richiese a Roma la prosecuzione dell'iter del processo, con il nullaosta che giunse il 27 marzo 1995; consegnò scatoloni di documenti a don Saverio Xeres, direttore dell'Archivio storico della diocesi di Como. Il materiale venne ordinato e integrato con le carte dell'Archivio di Stato di Sondrio, fornite da don Giovanni da Prada.

Gli anni successivi videro il lungo lavoro dei membri della Commissione storica diocesana, tra cui Giovanni Giorgetta e Gianluigi Garbellini, che portò alla stesura della "Positio super martyrio", stampata a Roma nel 2002. Essa fu sottoposta al vaglio della Congregazione per le Cause dei santi, prima dei consultori storici, che nel 2003 diedero parere affermativo, poi dei consultori teologi, la cui valutazione, nel 2009, fu «unanimemente positiva». L'ultima approvazione è venuta dalla sessione ordinaria dei cardinali e dei vescovi, con la promulgazione del decreto di riconoscimento del martirio, lunedì 19 dicembre 2011, da parte di Benedetto XVI.

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