Cara Provincia
ci si imbatte sempre più in persone che scuotono la testa, sfiduciate, borbottando (quando non inveiscono): «E se ci unissimo alla “Sguizzera”, ammesso che ci vogliano?» Ovvio che la Padania non raccoglie grandi preferenze.
Vi chiedo (visto che l'argomento è stato già da voi trattato): meglio continuare a essere i “teteski” d'Italia e pagare per tutti, oppure, appellandoci al principio dell'autodeterminazione dei popoli, sfilarci dal resto del Bel Paese Galbani, farci inglobare dalla Confederatio Helvetica e diventare i meridionali della Svizzera?
Vi immaginate un Gunther qualunque, sopra Domodossola o al di là dello Splügen Pass, nel mentre rotola a valle una enorme forma di Emmenthal, che apostrofa l'Umberto in visita pastorale: «Uéi, tì, terùn, foeura di bàll!». «O signur, sont diventà un terùn», dalla padella alla brace.
No, dobbiamo riappropriarci del senso civico, del rispetto della Res-publica (che siamo noi), dobbiamo smettere di dipendere da parolai egoisti e mentecatti, smettere di essere succubi silenti di politici inetti, inconcludenti, inebetiti di potere, che rappresentano solo se stessi e i loro privilegi, e non certo la popolazione.
Oscar Breviario
Andare nelle braccia di Giuliano Bignasca, «che un po' per celia e un po' per non morir» continua a propugnare l'annessione dell'Insubria al Canton Ticino, vorrebbe dire diventare i “servi di scena” della Confederazione, pronta a sfruttare la manodopera frontaliera a quel punto “inglobata” - come dice lei - nel sistema.
Saremo sempre a sud di qualcuno, non lo si dimentichi, ma è davvero l'ora di prendere in mano i nostri quattro stracci e ricordarci che l'Italia continua a essere degli italiani, al di là delle facce che passano da Roma. La vera forza sta in ognuno di noi, basta che ne rendiamo conto e la smettiamo di fare i furbetti, pretendendo favori e regalie, non rispettando le leggi e le regole del vivere civile. Tutti vizi che, di solito, imputiamo ai politici.
Vittorio Colombo
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