Cara Provincia,
riflettevo su ciò che l'altro giorno il lettore Perego scriveva a proposito della nobiltà dello sport, inteso come filosofia di vita e valore estetico.
Tornando “sulla terra” e quindi alle quotidiane mercificazioni degli sport più amati, dal calcio al ciclismo, non posso non rilevare come la moralità e il gesto estetico siano purtroppo sempre più confinati nel repertorio dei ricordi, cancellati e sommersi dalla valanga di denaro riversata sui nostri campioni o presunti tali e dal cambiamento totale della concezione del gioco, oggi quasi soltanto muscolare e fisico.
E' sempre più raro, infatti, trovare calciatori che alla forza e alla resistenza alla fatica uniscano la bellezza del movimento - e penso a Platini o a Maradona, ma anche a Messi, Del Piero o a Totti - così ci si affida ai “mezzi corazzati” come Chiellini o Ibrahimovic per difendere o attaccare senza troppe fisime estetiche.
Ma alla fine sono i “cavalli pazzi” come Mario Balotelli, che magari non avranno un alto concetto di moralità, ma sanno muoversi con potenza ed eleganza, che si devono caricare sulle spalle la Nazionale per l'ennesima volta rivoluzionata.
Matteo Visalberghi
Caro Visalberghi,
il ct della nostra Nazionale, Cesare Prandelli, fa parte per fortuna di quei personaggi che proprio il nostro lettore ricordava, uno per cui lo sport è ancora ricco di valori, una forma diversa di educazione per i giovani, basata innanzitutto sul rispetto di se stessi e dell'avversario. Nel “recuperare” prima Cassano e poi Supermario alla maglia azzurra, Prandelli ha compiuto un'opera educativa ancor prima che sportiva, dando serenità a due ragazzi difficili, aiutandone la maturazione come uomini oltre che come campioni, ma con delle regole precise da rispettare, come deve essere chiaro da subito, pena l'esclusione dalla squadra e il rischio per la carriera.
Vittorio Colombo
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