Quello che si consuma all'interno del PD, se non fosse per la drammatica situazione di sofferenza del Paese ormai allo stremo, sarebbe da additare come "ridicolo". Un partito incapace di riprendere l'iniziativa con autorevolezza e non farsi schiacciare da divisioni interne e strumentalizzazioni esterne. Con la vittoria di Bersani alle primarie il divario tra le coalizioni si sarebbe ridotto di molto rendendo il Paese ingovernabile. Ci fosse stato Renzi il PD poteva probabilmente governare da solo, sarebbe finita l'era del Berlusconismo e dell'antiberlusconismo e avremmo potuto godere di una stagione politica nuova. Non ci voleva un fine politico o un navigato rappresentante delle Istituzioni per capirlo, bastava ascoltare ciò che la gente diceva.
Corrado Valsecchi
Nel Pd si gioca da tempo la partita tra la nomenklatura e gl'insofferenti al tradizionale notabilato. Una partita che può portare alla cancellazione del vecchio e all'affermazione del nuovo. Perfino all'implosione del partito. Una partita alla quale sono purtroppo estranee le sorti del Paese. Una partita dalle conseguenze imprevedibili dopo la nomina del capo dello Stato successore di Napolitano. Finora Bersani ha sbagliato molto, credendo d'aver indovinato tutto. Anche la scelta dei due presidenti di Camera e Senato è stata poco lungimirante: bisognava coinvolgere di più, avere lo sguardo lungo, non alzare steccati. Soprattutto interni. La demonizzazione di Renzi è il contrario di ciò che l'opinione pubblica chiede. I dirigenti del Pd continuano ad ascoltare se stessi invece del Paese. Il Paese finirà per ascoltare qualcun altro, come del resto ha già fatto votando per Grillo.
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