Confcooperative Adda. «Lavoro e comunità per sostenere tutti»

Sono 120 le imprese fra Lecco e Sondrio. I soci superano quota 20mila e gli occupati sono 5.265. Al centro dei lavori, il futuro delle imprese del settore

«Oggi tutti parliamo di comunità in ogni contesto, ma quando le parole sono più utilizzate, ci segnalano quel bisogno di definire e “rendere presente” qualcosa che di fatto sfugge o fatichiamo a rappresentare concretamente». Lo scrittore ed ex medico bellanese Andrea Vitali, come noto, preferisce riferirsi al secolo scorso per ambientare i suoi romanzi, in quel contesto temporale in cui riesce a trovare quel senso di “comunità vissuta” che oggi non è facile da rintracciare nei nostri contesti di vita. Ed è proprio attraverso un dibattito con lo scrittore Vitali, oltre che con il presidente di Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) Stefano Besseghini e con il presidente nazionale di Confcooperative Maurizio Gardini, che l’assemblea di Confcooperative dell’Adda ha voluto offrire alle cooperatrici e ai cooperatori spunti di riflessione sulla rigenerazione delle comunità locali, specialmente di quelle radicate nelle aree interne, in cui la cooperazione, attraverso il suo agire mutualistico, partecipato e democratico, è chiamata a dare il suo contributo per generare valore.

Del resto, come sottolineato anche dal presidente di Confcooperative dell’Adda Gabriele Marinoni, «per raccontare storie intriganti, servono contesti di vita “caldi”, avvolgenti, dai caratteri marcati, di cui si possono cogliere i profumi, i colori e le dimensioni umane più bizzarre, ma anche quelle più oscure e inquietanti. Ed è proprio in questo contesto storico – evidenzia – che ha preso le mosse anche la cooperazione italiana».

A emergere, nel corso dell’incontro, è stata proprio l’importanza del tema del “microcosmo”, della “microcomunità”, che sta cambiando sempre più. «Ho avuto la fortuna di essere nato in questo luogo e di essermici subito ambientato – racconta Andrea Vitali –. Ho capito che questo è un luogo del mondo, come tanti altri luoghi, all’interno di questo posto si può trovare tutto ciò che si trova ovunque. Una comunità è un contenitore: al suo interno, la possibilità di poter individuare e conoscere i moti dell’animo umano non è facile. Ma se la comunità deve essere oggi concepita come un desiderio, come qualcosa da raggiungere, mantenere e tutelare – prosegue -, ecco che la cooperazione può rappresentare un attore strategico con cui allearsi per permetterle di manifestarsi e di trovare percorsi imprenditoriali inediti in termini di vitalità, accoglienza, solidarietà».

Sono molto le amministrazioni pubbliche che hanno compreso questo fattore e che hanno iniziato a coltivare allora legami più significativi con la cooperazione e colto che, laddove c’è una cooperativa, il livello di tenuta comunitaria è più alto. Per consentire però alle cooperative di immaginarsi protagoniste di processi di rigenerazione comunitaria, servono normative adeguate, forme giuridiche al passo con i tempi, consulenze di alto profilo, risorse finanziarie adeguate, secondo Besseghini di Arera: «Anche la produzione e la gestione di energia possono oggi essere una delle leve per consentire la rivitalizzazione dei legami comunitari e il contenimento delle forme di diseguaglianza - osserva - In particolare, le Cer (Comunità energetiche rinnovabili) possono rappresentare una grande opportunità per fornire benefici ambientali, economici e sociali ai membri o alle aree locali in cui esse si attivano».

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