Frisia, allarme stipendi
e prospettive incerte

Mancano quattro mesi di stipendi arretrati, gli ordini non permettono di restare tranquilli e il primo periodo di cassa integrazione sta per finire. Ma soprattutto non ci sono notizie che facciano pensare a un miglioramento della situazione

PIURO - Mancano quattro mesi di stipendi arretrati, gli ordini non permettono di restare tranquilli e il primo periodo di cassa integrazione sta per finire. Ma soprattutto non ci sono notizie che facciano pensare a un miglioramento della situazione. È cominciato nel peggiore dei modi - secondo il sindacato -  l'anno nuovo alla Frisia, la fabbrica di acque minerali di Santa Croce di Piuro che da quasi un anno deve fare i conti con una situazione critica.

Il primo segnale d'allarme, alla fine dello scorso inverno, era stata l'interruzione dell'erogazione della corrente elettrica, determinata dall'impossibilità di pagare le bollette da parte della direzione aziendale. La mediazione della dirigenza con i vertici di A2a aveva permesso di ripartire, ma la calma è durata poche settimane. Nel corso del 2012 si sono susseguiti momenti complicati con l'interruzione della produzione, il calo degli ordinativi e incontri con le istituzioni che non hanno portato ai risultati attesi.

Non sono mancati momenti di speranza, supportati dalla tenacia e dall'ottimismo del titolare Franco Capanna, ma al momento - dopo il versamento di una prima cifra in autunno - non si sa più nulla dell'eventuale arrivo di investitori. La proprietà ha spiegato in più occasioni che le trattative, in questa fase, devono essere riservate. Ma alla prova dei fatti secondo Cgil e Cisl non ci sono motivi per essere ottimisti.

Lunedì i responsabili del sindacato hanno incontrato una parte dei diciannove dipendenti in azienda. Il quadro emerso, secondo i rappresentanti dei lavoratori, è estremamente preoccupante. L'accordo di cassa integrazione sottoscritto all'inizio di novembre per tredici settimane di stop a zero ore sta per scadere. Dal 2 febbraio non ci sarà più la copertura degli ammortizzatori sociali. Secondo le informazioni raccolte, gli ordinativi scarseggiano e non c'è motivo per considerare chiusa la necessità di cassa.  Molto probabilmente ci vorrà una nuova intesa.

Ma l'aspetto più critico è legato a una situazione finanziaria che ha ripercussioni  pesanti sulle maestranze. I sindacati rilevano con amarezza che non sono state ancora pagate le mensilità di luglio, agosto e ottobre, oltre alla tredicesima. Per novembre e dicembre c'è la copertura della cassa integrazione.

L'amarezza traspare dalle parole di Vittorio Boscacci, segretario provinciale della Flai-Cgil, impegnato nelle vicenda Frisia insieme alla collega della Cisl Danila Barri. «In autunno avevamo puntato sulla cassa integrazione, motivata dal calo degli ordinativi e da tante altre difficoltà - spiega il sindacalista della Camera del lavoro -. Dopo l'accordo era arrivata la paga di ottobre, ma è stata l'unica nota positiva. Ci aspettavamo novità anche sul fronte degli investitori, invece abbiamo notizia solo dei 250mila euro ricevuti dalla dirigenza in autunno. Ma dov'è finito questo nuovo azionista? Prendiamo atto delle difficoltà del mercato delle acque minerali e della buona volontà della dirigenza, ma ora non basta».

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