
Cronaca / Valchiavenna
Venerdì 26 Maggio 2023
Val Masino, uccisa pecora. «Probabile sia stato l’orso»
Predazioni Secondo Maria Ferloni ci sono i segnali del plantigrado Invece per la capretta morta a Valdisotto escluso che sia stato un lupo
Nella notte dell’11 maggio scorso, quando aveva predato quattro pecore all’alpe Pioda, in Val di Mello, a quota 1.600 metri, non era stato facile risalire alle responsabilità dell’orso. Tant’è che solo alcuni giorni dopo, al possessore, Armando Dominici, di Traona, era giunta la comunicazione che sarebbe stato risarcito per sospetta predazione da orso. Invece, il secondo attacco, quello effettuato sabato scorso ai danni dell’unica pecora rimasta fuori dal recinto dell’azienda agricola di Stefano Villani, di San Martino Valmasino, è stato più leggibile.
Indicazioni
«Non chiarissimo, neanche stavolta - precisa Maria Ferloni, tecnico faunistico della Provincia di Sondrio - però, il fatto che la pecora abbia ricevuto colpi sul muso ed abbia riportato una dislocazione vertebrale, fa propendere per una predazione da orso. Sicuramente non da lupo».
E la cosa incredibile è che l’attacco è avvenuto sull’unica pecora che era rimasta fuori da un recinto che ne contiene duecento. Tant’è che Stefano Villani, 33 anni, allevatore per scelta, fatica a farsene una ragione. «Tengo tantissimo agli animali e li custodisco, non sono numeri per me - racconta - e quando ho trovato la pecora morta sabato non ho pensato per niente all’orso. Anche perché erano ancora qui, in basso, ai Foglioni, a 50 metri dalla pista ciclabile... E allora il pensiero mi è andato ad alcuni giorni prima quando avevo trovato il recinto rotto, una pecora ferita alla schiena e altre sparse in giro lungo il versante. Ho mostrato agli agenti la pecora ferita e mi hanno detto essere stata graffiata dall’orso. Provvidenziali, in quel caso i miei due pastori abruzzesi. Sono bravissimi, hanno respinto l’orso alla grande».
Il problema, ora, per Stefano, è che non ha ancora trovato il pastore che gli governi il gregge mandato in quota a 1.800 metri. «Sono venuti in tre a vedere, ma non hanno preso l’impegno - dice - e io senza pastore non posso portare i cani in quota. Allora salgo tutti i giorni a vedere cosa succede. E sono preoccupato. La Regione dovrebbe pagarci un recinto fisso in quota così da sistemarle lì, poi col pastore possiamo arrangiarci. Sennò non si va avanti. Non ce l’ho né col lupo né con l’orso, ma le mie pecore non valgono meno del lupo e dell’orso. Non c’è una gestione giusta di questi grandi predatori».
Distribuzione
Con i quali tutti gli allevatori, grandi e piccoli, sono alle prese, in questo scorcio di primavera.
«Stiamo distribuendo molti recinti elettrificati (ad alto voltaggio, sui 3mila volt, nda) e, anche ieri - dice Gianluca Cristini, comandante della Polizia provinciale - ne abbiamo dati quattro ad allevatori di Villa di Chiavenna e uno in Valmalenco».
Un recinto verrà consegnato oggi anche all’allevatore di Piuro, Renato Lucchinetti, dell’azienda agricola La Sponda, che ha avuto la predazione in quota, al Pian Cantone, di 12 capre. Erano al pascolo libero e, probabilmente il lupo, le ha attaccate.
Per la polizia provinciale di Sondrio, invece, non è da imputare ad un grande predatore, sia lupo o orso, la morte della capretta appartenente all’allevamento di Roberto Compagnoni, trovata senza vita pochi giorni fa dallo stesso a Piatta di Valdisotto. Il recinto è rimasto quasi vuoto e le capre sono fuggite probabilmente per qualche spavento subìto, mentre la capretta potrebbe essere rimasta impigliata nella rete stessa, o ferita da un altro animale. Che per chi indaga, però, non è lupo o orso. Anche questo aspetto, l’efficacia dei recinti, resta controverse.
Efficacia
«Sicuramente sono utili - sottolinea Ferloni - prova ne è il fatto che l’unica pecora predata in Val Masino era fuori dall’area recintata. Poi, se all’esterno entra in azione un animale, può bastare anche solo una volpe, e si crea il fuggi fuggi. Ma è un altro aspetto».
Per gli allevatori l’apprensione è forte, anche se c’è più coscienza della necessità di proteggere gli animali da presenze del lupo più diffuse e, ora, anche dall’orso. Due gli esemplari attivi, ad oggi, l’orso delle Orobie sopra Caiolo, che ama il miele, e quello della Val Masino, delle Retiche, che preferisce la carne.
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