Samolaco, la testa era proprio di un lupo. «Ed è stato ucciso lì vicino»

Samolaco Le prime i analisi sulla testa mozzata ed esposta ad Era - Un allevatore di Mese lamenta la perdita in settimana di 12 esemplari

Tutti i dettagli non sono ancora noti, ma dall’Istituto zooprofilattico di Sondrio è giunta la conferma che la testa di canide rinvenuta la mattina del 6 settembre scorso, appesa al cartello stradale all’ingresso di Era di Samolaco, è di un lupo. Si tratta di un esemplare giovane, di uno, due anni al massimo, maschio, abbattuto entro le 48 ore dalla sua pubblica esposizione.

Tradotto: troppa strada non l’ha fatta, anche se risalire al luogo dell’uccisione non è automatico, perché l’altro aspetto emerso, molto importante, è che il suo genoma non è noto, in quanto non depositato nella banca dati nazionale riferita alla specie lupo. «Questo significa che la testa rinvenuta non appartiene ad un lupo già censito e noto, in zona o altrove - osserva il colonnello Andrea Turco, comandante dei carabinieri forestali di Sondrio -, perché se lo fosse ne troveremmo riscontro nella banca dati nazionale. In quanto, chiunque sottoponga ad analisi peli o altro materiale organico appartenente al lupo, si tratti di carabinieri forestali o polizia provinciale, poi inserisce il referto nella banca dati ai fini del monitoraggio della specie. Quindi, tutti i lupi tracciati sono noti, e questo lupo abbattuto non fa parte di quelli ancora tracciati».

Era anche molto giovane per poterlo essere, in effetti e, oltretutto, è difficile risalire al luogo dell’abbattimento anche perché non è stato rinvenuto il resto del corpo.

«Se avessimo potuto esaminarne lo stomaco, forse, vi avremmo potuto trovare del cibo ancora non digerito - dice il comandante -, soprattutto delle erbe che avrebbero potuto ricondurci al suo habitat naturale, invece, in questo caso, senza ulteriori elementi è un po’ difficile capire come siano andate le cose. Certamente, adesso, è confermato che di lupo si tratta».

In ogni caso, al momento, novità significative sul fronte delle indagini, circa l’individuazione del responsabile o dei responsabili dell’uccisione e del sezionamento del lupo, oltre che della sua esposizione, non ce ne sono, anche se le autorità preposte proseguono nella ricerca della verità.

Sul fronte degli allevatori, intanto, un ennesimo grido di dolore si è levato, in settimana, da un pastore di Mese, Sergio Mazza, il quale ha visto predate nove delle sue 12 pecore Suffolk, in Val Soè, sopra Gordona, quest’estate.

Non erano recintate, perché, osserva «lì è impossibile recintarle per stessa ammissione della polizia provinciale, per cui ho dovuto arrendermi alla demonticazione. Il mio posto - conclude - l’hanno preso il lupo e quelli della coesistenza».

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