Reddito di cittadinanza, molta incertezza in Valchiavenna

La Comunità montana fa presente che su 94 aventi diritto, 36 non sono abili al lavoro in varia misura. Inoltre il loro impiego non entusiasma i Comuni: «Chi provvede ad assicurazioni e vestiario antinfortunistico?».

«Potrebbe essere un’opportunità, ma il quadro è tutt’altro che chiaro». Sono 94 gli aventi diritto a ricevere il reddito di cittadinanza in Valchiavenna. E secondo quanto previsto dalle ultime mosse del Governo potrebbero, almeno in parte, essere impiegate nell’ambito dei cosiddetti Puc, Progetti utili alla collettività. Lavoretti a favore degli enti locali. Dei comuni in particolare.

Secondo quanto previsto dal decreto varato lo scorso 8 gennaio i beneficiari del Reddito di cittadinanza sono tenuti a offrire, nell’ambito del Patto per il lavoro e del Patto per l’inclusione sociale, la propria disponibilità a partecipare a progetti utili alla collettività. La mancata adesione ai Puc da parte di uno dei componenti del nucleo familiare comporta la decadenza dal reddito di cittadinanza. Dei 94 percettori valchiavennaschi una parte, si parla di 36 persone, non è completamente abile al lavoro ed è presa in carico dai servizi sociali tramite l’Ufficio di Piano che gestisce il comparto per i 12 comuni della Valchiavenna su incarico della Comunità montana Valchiavenna, ente gestore del servizio associato. «La situazione - spiega il presidente dell’ente comprensoriale Davide Trussoni - è tutt’altro che chiara tra persone che possono lavorare, persone che non possono o casi in cui l’accesso al lavoro è limitato. In linea generale potrebbe anche essere un’opportunità, soprattutto per queste persone che si trovano a percepire un reddito senza far nulla. Per gli enti, invece, la situazione è decisamente più complessa. Va tenuto conto di una serie di fattori ancora non perfettamente delineati. Un esempio sono gli oneri per la loro copertura assicurativa».

Chi è decisamente scettico è il sindaco di Prata Camportaccio, Davide Tarabini. A capo di un comune con cronica carenza di personale, Tarabini dovrebbe essere entusiasta della possibilità di poter impiegare persone per lavori sul territorio, ma così non è. «Si tratta di una materia molto complessa e non ancora del tutto chiara. In linea generale ritengo questa misura più problematica che utile per gli enti locali. Si tratta di inserire persone spesso non qualificate, che non hanno competenze né cognizioni riguardanti materie importanti come la sicurezza sul lavoro. Rischiamo di trovarci nella situazione per la quale un operaio sarà costretto a seguire in modo continuativo il soggetto impiegato nel Puc. Il che, ovviamente, porterebbe solo svantaggi. Ci sono poi altre questioni, come la dotazione di materiale antinfortunistico e la copertura assicurativa».

Il sindaco di Prata estende il ragionamento all’utilità del reddito di cittadinanza: «Ho contatti con imprenditori che mi dicono che con l’entrata in vigore di questa misura fanno fatica a trovare manodopera stagionale. Un fenomeno che si sta osservando anche in altre realtà».

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