«Ora basta pregiudizi
io sono innocente»

Parla Domenico Spelleccchia il ginecologo che si è visto annullare la condanna a sei anni in appello a Milano

Dieci mesi fa era stato condannato in secondo grado a sei anni di reclusione per violenza sessuale, abusi nei confronti di 18 sue pazienti, anche se a costituirsi parte civile erano state “solo” cinque di loro. La scorsa settimana la Cassazione ha deciso che il processo davanti alla Corte d’Appello di Milano è tutto da rifare: annullato con rinvio per un nuovo giudizio davanti ad un’altra sezione.

Dopo il “ribaltone” a parlare è Domenico Spellecchia, 62enne ex primario di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale di Chiavenna.

Dottor Spellecchia, come sta?

A dire il vero la mia vita sta continuando come sempre. Lavoro tanto, come ho sempre fatto, forse anche di più. Certo, sono decisamente sollevato ora. Dopo la condanna mi sono sentito tramortito, a pezzi, arrabbiato, mi sono sentito male per me e per la mia famiglia, per le mie pazienti. Consideravo quella sentenza una profonda ingiustizia nei miei confronti. Del resto, quando si entra nel “tritacarne giudiziario” tutto diventa traballante e la paura ti attanaglia. Sapevo che poteva finire malissimo, ma in cuor mio ho sempre sostenuto che non avrebbe mai potuto esserci una condanna, anzi, che non potrebbe esserci, perché io non ho mai fatto nulla.

Ha sempre definito la decisione della Corte d’Appello di Milano come una sentenza “di genere”. Ora cosa si aspetta da questo nuovo processo?

Sì, sono convinto fortemente che fosse una sentenza profondamente ingiusta, “di genere”. Sono stato condannato in quanto uomo,con una sentenza che, io credo, fosse già scritta sin dall’inizio. Le tre giudici avevano già deciso sin dalla prima udienza. Ora mi aspetto qualcosa di molto diverso. Mi aspetto persone che giudichino in maniera oggettiva, perché nel primo processo a Milano ho incontrato ostilità. Il giudizio deve basarsi su dati oggettivi, bisogna andare oltre il pregiudizio e le convinzioni personali, bisogna guardare solo ai fatti. Chiedo solo questo.

E’ convinto di avere in mano elementi che facciano propendere per una assoluzione, come era stato deciso a Sondrio, nel primo grado di giudizio?

Assolutamente sì, non ho alcun dubbio in merito. Non ho mai fatto nulla di male, e non lo dico io, lo dicono i fatti. Lo dice la sequenza di due mesi e mezzo di videoregistrazioni che mostrano il mio operato, che è esattamente lo stesso di quello di qualsiasi ginecologo. Per poterlo dimostrare ho messo a confronto il mio metodo di visita con quello di un mio collega, e con l’aiuto di un consulente tecnico ho messo a confronto le sequenze video delle visite. Mi sono messo in dubbio. Lo sapevo già, ma dopo questa analisi posso affermare con assoluta certezza e con forti dimostrazioni che le visite effettuate da me non avevano proprio nulla di strano, come invece sostenuto dalla polizia giudiziaria. Certo, le visite ginecologiche sono particolari, ma è un’assurdità dire che quelle che effettuavo io non erano “consone”. Mi si contesta la violenza nei confronti di 18 pazienti, ma se l’accusa è quella di aver effettuato una visita ginecologica, potrebbero contestarmene pure duemila.

In Valchiavenna sono tante le persone che le sono sempre state vicine, tanti messaggi di solidarietà anche sui social network

Sì, da sempre, da quando questa assurda vicenda giudiziaria è iniziata, la vicinanza alla mia persona è stata grande. Del resto lavoro a Chiavenna dal 1992 e in questi trent’anni ho fatto nascere ben più di diecimila bambini. Sono parte della famiglia di molte persone, i bambini che ho aiutato a far venire al mondo vengono a trovarmi sul lavoro, vogliono conoscermi. Questo è l’aspetto più bello del mio lavoro, sapere di aver contribuito a realizzare tanti progetti di famiglia, anche attraverso la mia specializzazione in tema di sterilità e di procreazione assistita.

In attesa del nuovo processo, continua a lavorare

Anche più di prima in realtà. Continuo a esercitare a Chiavenna, a Milano, in una clinica privata e pure all’estero, proprio per la mia specializzazione in procreazione assistita. E ora aspetto, con i miei legali, gli avvocati Guglielmo Gulotta e Lino Terranova, di conoscere le indicazioni della Corte di Cassazione per il nuovo processo.

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