Non c’è più corsa al vaccino: «Aspettano quello nuovo». Presto le prenotazioni per gli under 60

La campagna A rilento la somministrazione di quarte dosi in provincia Somministrazione agli over 12, si attendono le indicazioni dalla Regione

Non c’è la corsa alla quarta dose di anti Covid neppure con il nuovo vaccino bivalente, quello testato per funzionare sia sul ceppo originario del virus (quello di Wuhan), sia sulla variante Omicron BA.1. Anche se da domani sono in arrivo in Italia 6 milioni di dosi del nuovo siero contro Omicron 4 e 5.

Per tutti

Ed entro la fine della prossima settimana da Regione Lombardia giungeranno specifiche informazioni rispetto alla possibilità di prenotare la quarta dose per tutti gli over 12 e non solo gli over 60 e i fragili come ora. Questo farà crescere le richieste di quarte dosi che, per ora, languono. Basti dire che dal 14 settembre, giorno in cui si è partiti con la somministrazione del vaccino bivalente per ora in commercio contro la sottovariante 1, a venerdì, le prenotazioni di quarte dosi sono state 345, con una media di 38 al giorno, una punta massima di 64 nella giornata di giovedì e una minima di 18 sabato 17 settembre, mentre le terze dosi prenotate sono state 42.

Le attese

Le autorità sanitarie locali si aspettavano un’adesione maggiore al secondo booster, tant’è che si sono viste costrette a ridurre leggermente anche la disponibilità di ore nei centri pubblici, passata dalle 22 ore di questa settimana alle 17 della prossima. Si vaccinerà, infatti, a Sondalo nel VI padiglione del Morelli mercoledì dalle 14 alle 19, al Pot di Morbegno giovedì dalle 14 alle 19, all’ambulatorio vaccinale dell’ospedale di Chiavenna venerdì dalle 15 alle 17 e al Policampus di Sondrio sabato dalle 8 alle 13. In pratica, rispetto a questa settimana è prevista un’ora di apertura in meno a Sondalo, Sondrio e Morbegno, e due ore in meno a Chiavenna.

A rallentare lo slancio verso la protezione con la quarta dose - destinata fino ad oggi agli over 60, agli over 12 con fragilità, alle donne in gravidanza, al personale sanitario e sociosanitario e agli ospiti ed operatori delle Rsa - è da una parte la ripresa del contagio (che ovviamente rende inutile il baccino, ndr) e dall’altra l’attesa del nuovo vaccino, quello sdoganato da poche ore e che dovrebbe coprire maggiormente anche dalle due sottovarianti Omicron più diffuse in questo periodo, la BA.4 e la BA.5.

«C’è chi proprio preferisce aspettare questo vaccino - spiega Valentina Gangemi, direttore della farmacia comunale di Civo - e c’è chi si è già contagiato. Però io riesco a fare comunque una seduta a settimana col vecchio vaccino, somministrando 6-7 dosi. E dalla seconda settimana di ottobre dovrei partire con il bivalente. Per ora utilizzo quelle che ho, perché non voglio sprecare dosi».

Alla farmacia La Rocca di Chiavenna la prima fornitura del vaccino bivalente contro Omicron 1 è arrivata venerdì, «anche se partiremo dalla seconda di ottobre in base alle indicazioni che ci verranno dall’Ats - dice Giovanni La Rocca, farmacista -. Il vaccino vecchio l’ho finito e, a questo punto, non ne ho richiesto di ulteriore perché sapevo dell’arrivo del bivalente. Del resto la richiesta è scesa parecchio e i pochi che me lo chiedono li indirizzo all’ambulatorio vaccinale dell’ospedale».

Giacenze

Pronto a partire dal 3 ottobre con il nuovo bivalente anche Rocco Bianchini, direttore della Farmacia di Dubino, il quale ha vaccinato «fino a due settimane fa - dice - poi, sapendo che era in arrivo il bivalente, ho aspettato la fornitura di quest’ultimo, più protettivo verso Omicron. Una certa richiesta c’è, poi, ovvio, molti aspettano il vaccino dato in arrivo fra alcune settimane». Tutti chiedono il nuovo vaccino anche alla “Mazzocchi” di Morbegno «per cui io al momento sono in attesa di quello - dice il titolare, Cesare Mazzocchi - perché il bivalente in commercio non mi viene richiesto».

Il rischio, a seguito dell’accavallarsi di prodotti in arrivo, è che restino giacenti le scorte di vaccino classico e bivalente per Omicron BA.1. Gli esperti invitano a farli, perché mettono comunque al riparo da forme gravi della malattia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA