Mais rosso in Valchiavenna
Analisi ok. Il prodotto è bio

Il progetto in collaborazione con l’università mira a selezionare il fenotipo autoctono. Prossimo passo: coltivare il grano saraceno “nustran”

Compie due anni il progetto voluto da Comunità Montana della Valchiavenna, Università degli Studi di Pavia e Consorzio Forestale di Prata Camportaccio nato con l’obiettivo di selezionare il fenotipo di mais rostrato rosso della Valchiavenna. Il secondo anno del progetto voluto nell’ambito di Aree Interne Valchiavenna 2020 è servito per il vaglio delle spighe disponibili, scegliendo quelle più corrispondenti al fenotipo di mais rosso autoctono. Si è partiti con la coltivazione attraverso la distribuzione di oltre tre chilogrammi di semi agli agricoltori interessati al progetto. Sedici campetti, tutti ubicati nel centro di Prata seminati in gran parte a mano e concimati con letame ovino o stallatico di agricoltura biologica. Il tutto per arrivare a individuare le piante più adatte per la semina di quest’anno.Alla fine sono arrivate anche le analisi, che hanno dato risultati positivi per la presenza di tossine nelle sementi. L’Università pavese ha coinvolto il consorzio guidato dal presidente Guido Pasini anche in un altro progetto sperimentale. Quello legato al grano saraceno. La Banca del Germoplasma ha consegnato al Consorzio un quantitativo di semente geneticamente certificato come varietà “Nustran” originaria di Teglio. Nell’ambito del progetto di Aree Interne intitolato “Buone pratiche per il recupero, la coltivazione e la valorizzazione dei cultivar locali tradizionali lombardi” è previsto anche il coinvolgimento dell’Associazione Amici della Valcodera, di Legambiente, degli Amici della Papata di Starleggia, il Muvis e del Giardino Alpino di Valcava. Si punta al recupero e alla valorizzazione di prodotti come il fagiolo di Spagna, il borlotto della Valchiavenna e le, ormai quasi famose, patate viola di Starleggia.

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