Lupo a Roncaiola, tre pecore sbranate

Villa di Chiavenna Tre capre ferite, 14 scappate, l’allevatore ha trovato un disastro, analisi della Polizia provinciale. «Sono bestie intelligenti, se si sentono braccati in Svizzera si spostano». E a Bormio 3000 morte sospetta da orso

Tre pecore morte, tre capre ferite, 14 disperse, ieri, a Roncaiola di Villa di Chiavenna, a 1000 metri di quota, e c’è il timore che ad entrare in azione sia stato il lupo.

Non c’è ancora la certezza, perché gli agenti della Polizia provinciale di Sondrio si recheranno sul posto per il sopralluogo questa mattina, però, la scena che si è presentata agli occhi dell’allevatore non era certo edificante e rimandava ad un passaggio del grande predatore.

Analisi in corso

Che sappiamo essere presente in Valchiavenna più che in altre zone della Valtellina, anche se la diffusione di questa specie è, ormai, ovunque, a macchia di leopardo.

Tant’è che ad inizio mese è stata segnalata una predazione di due capre a Valgella di Teglio, oggetto di verifica da parte della Polizia provinciale, mentre l’ultima predazione certa da lupo risale al 21 ottobre scorso e si riferisce ad un agnello e quattro pecore braccate in quota, a Somassassa di Villa di Chiavenna.

Le ha trovate l’allevatore, che possiede un gregge forte di 700 capi, già in parte recintati, anche se la soluzione del recinto per questa realtà non è ritenuta percorribile nemmeno dagli esperti del Servizio caccia e pesca della provincia di Sondrio tant’è che si sta lavorando ad una soluzione che contempli il ricorso a cani da guardiania, purché l’allevatore se la senta e riesca a gestirli.

Infine, per completare il quadro, sempre dal Servizio caccia e pesca della Provincia di Sondrio, giunge anche la segnalazione di una possibile predazione da orso, avvenuta in zona Bormio 3000, nel comune di Valdisotto, i primi di novembre, ai danni di una capra.

«Le modalità predatorie fanno pensare ad un orso - dice Maria Ferloni, tecnico faunistico della nostra Provincia -, ma si stanno completando le analisi del caso».

Par di capire, quindi, che dopo un’estate di relativa calma in alta quota quanto a incursioni di grandi predatori sugli animali d’allevamento, almeno stando alle denunce presentate, ora, il problema torni a ripresentarsi e c’è anche chi sostiene che potrebbe persino aumentare la pressione del lupo sul nostro territorio anche per effetto delle misure restrittive adottate dalla Svizzera.

Il rischio

«Essendo, il lupo, un animale estremamente intelligente, se dovesse sentirsi braccato in Svizzera potrebbe spostarsi e approdare da noi - osserva Piermario Pollieno, comandante della Polizia provinciale - in cerca di habitat lui più consoni, e allora l’impatto potrebbe essere maggiore».

Già ora, il tema della convivenza è di stretta attualità, tant’è che lunedì, Michele Corti, di Ruralpini-resistenza rurale, insieme a Pietro Fiocchi, parlamentare europeo, è sceso a Roma per consegnare le 6.589 firme raccolte in Valchiavenna (3.480) e in Valtellina (3.109) a sostegno del documento della Comunità montana Valchiavenna per un contenimento del lupo considerato, dai firmatari, più specie in espansione che in via di estinzione.

«Quelle sono le firme consegnate, ma ne abbiamo raccolte altre, fino a 4.189 solo in Valchiavenna, senza quelle che ancora mi devono pervenire dalla Val Masino - dice Mario Pighetti, fautore della petizione -. Lo so anch’io che non le abbiamo raccolte chiedendo anche la carta d’identità, ma il nostro intento era solo quello di far capire che c’era un sentimento di preoccupazione e di appoggio al documento della Comunità montana. Tra l’altro, ai banchetti, c’erano sempre funzionari della Prefettura e Digos».

Contro la correttezza della petizione, anche nel modus operandi, si è, invece, espressa, ieri, l’associazione ambientalista Aidaa che parla di «iniziativa illegale e folcloristica, come molte altre, destinate a non lasciare traccia».

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