L’acqua frizzante è sparita
«Ma qui le bollicine ci sono»

Scaffali vuoti nei supermercati Il direttore dello stabilimento Frisia di Piuro «Buona scorta di anidride carbonica grazie a una attenta pianificazione»

È caccia all’acqua minerale frizzante, soprattutto la mezza bottiglietta, in tutti i negozi e i supermercati di casa nostra, ma l’unico prodotto che sta reggendo all’urto provocato dalla cronica carenza di anidride carbonica, neanche a dirlo, è proprio l’acqua di casa in Valchiavenna, la storica Frisia, di Santa Croce di Piuro.

«Noi, per il momento, riusciamo a far fronte a questa carenza, sul mercato, di anidride carbonica perché abbiamo un buon serbatoio-scorta della medesima - assicura Luca Chioda, direttore generale di Acquafrisia srl SB dal settembre dello scorso anno -. E questo anche in virtù, posso dire, di una buona pianificazione della produzione. Quindi per tutta l’estate, per quanto ci riguarda, problemi non se ne porranno, però poi sul futuro non mi posso sbilanciare, perché resta complessivamente incerto».

A pesare sono i costi di produzione che investono tutti i settori, compresi quelli delle acque minerali.

Nessun ritocco

«Anche per noi, come per tutti, i costi stanno aumentando, però al momento ritocchi ai prezzi non ne abbiamo effettuati - assicura Chioda -. Il fatto è che, inevitabilmente, tutta la filiera produttiva risente di questi sbalzi nei costi, perché se le maggiori case produttrici italiane di anidride carbonica sono in difficoltà per le variazioni dei loro centri di costo, soprattutto energetici, e chiudono, come stanno facendo, o in via definitiva, o temporaneamente, noi non possiamo non risentirne. Magari non ora, perché, come detto, abbiamo lo scorte, ma per il futuro non so come andrà. E poi c’è il problema degli imballaggi, perché anche la filiera della produzione del vetro è in crisi per via dell’aumento dei costi energetici, per cui si fa fatica a trovare anche questa componente».

La particolarità dell’acqua Frisia, infatti, è che viene confezionata esclusivamente in bottiglie di vetro e, quindi, essendo meno maneggiabile, non è neppure un prodotto “pret a porter”, adatto al turista che vuole dissetarsi.

«Infatti noi, pur avendo prodotto di più quest’estate rispetto all’estate precedente, per via del grande caldo - dice l’ad Chioda -, non costituiamo, davvero, un’alternativa alle altre acque minerali gassate oggi assenti sul mercato. Perché il nostro è un prodotto di nicchia, destinato in primis alla ristorazione e, magari, acquistato anche dai privati per accompagnare i pasti. Però non ha quell’appeal sull’acquirente privato che hanno i prodotti in bottiglia di plastica».

La riapertura

Va ricordato che lo storico stabilimento Frisia di Santa Croce di Piuro ha riaperto i battenti, dopo un periodo difficile, solo a metà del 2020, in piena pandemia, e pochi mesi dopo alla guida è giunto, da Milano, un manager quale Luca Chioda, determinato a far crescere l’azienda.

«Siamo in crescita forte - assicura -, ma sulla base di volumi di produzione ancora piccoli rispetto ad altre realtà del settore. Piano piano intendiamo aumentarli, in base all’andamento del mercato e tenuto conto dei centri di costo».

Gestione oculata

Appare una gestione molto avveduta, quella di Chioda, industriale come deve essere, per cui il passo viene fatto secondo la gamba. Ora come ora i dipendenti sono dieci, ed operano su un unico turno di lavoro.

Almeno fino a fine estate, ma si spera anche dopo, il consumatore di acqua minerale gassata potrà trovare una sponda nel prodotto Frisia, perché per il resto è crisi nera. Ci sono già tantissimi negozi e supermercati sprovvisti del prodotto e, soprattutto, la mezza bottiglietta è pressoché introvabile. E non è detto che, a risentirne, possa essere a breve anche il settore delle bibite.

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