L’accoglienza a Samolaco
Direttamente nelle famiglie

Samolaco Ci sono 23 profughi, quasi tutti a casa di parenti. Il vicesindaco: «Gara di solidarietà in paese per aiutarli»

Sono 23 i profughi ucraini ospitati a Samolaco, tutti in diverse soluzioni abitative che nulla hanno a che vedere con alberghi e centri di accoglienza veri e propri.
Ben 12, di cui quattro adulti, e otto bambini (di età compresa fra i due e i 13 anni), si trovano a Somaggia, in casa della loro parente, mamma e suocera, attualmente di stanza in Ucraina, altri sette, quattro adulti e tre ragazzi, fra i 9 e i 14 anni, sono ospiti della famiglia di Vincenzo Cornaggia, allevatore del posto e presidente del Consorzio di tutela di Bitto e Casera, e altri quattro sono in casa di parenti di origine ucraina.

Donati cibo, passeggini, abiti

Tutti assistiti nel migliore dei modi, grazie alle grande generosità dei samolichesi e della popolazione della Valchiavenna, in generale, perché, tutti, in un modo o nell’altro, stanno offrendo il proprio contributo alla causa.

I primi profughi sono arrivati giovedì scorso, in parte, in casa Cornaggia, in parte, nell’abitazione della loro parente, a Somaggia, vuota però, perché la signora che la abitava è tornata, da tempo, nel suo paese, in Bucovina, per assistere persone anziane della sua famiglia e lì è rimasta.

«Ha indirizzato però qui a Somaggia, la figlia, i nipoti, e i suoi parenti stretti - dice Fabio Sottocornola, vicesindaco del posto -, in modo da metterli al sicuro. Solo che sono scappati talmente in fretta, che non avevano appresso niente, e per giunta, il frigo di casa era vuoto». Fra giovedì e lunedì sera, l’alloggio di Somaggia si è riempito, abitato da 12 persone, marito e moglie con tre bambini, la figlia della proprietaria con quattro bambini, e sua cognata con un bambino.

«Abbiamo fatto tutto il possibile per assisterli - dice Sottocornola, che vive a Somaggia - chiedendo supporto anche all’Ufficio di piano della Comunità montana e alla Caritas intervicariale. Talmente grande anche la generosità dei samolichesi che alla fine il materiale raccolto era persino troppo. Viveri, abiti, passeggini, di tutto. Tant’è che due furgoni di cose per bambini li ho dovuti affidare alla “Casa del bambino” di Campo Mezzola, perché erano in esubero».

Sacchi di giochi e cartelloni di benvenuto sono giunti anche dagli alunni delle Elementari e dai bimbi della scuola dell’Infanzia di Casenda, dove, con ogni probabilità, verranno, a breve, indirizzati, i bimbi più piccoli, tant’è che la mega famiglia, ha, poi, voluto ringraziare tutti con un simpatico video riprodotto sulla pagina Facebook “Samolaco Cresce”.

Quanto alle due famiglie ospitate in casa Cornaggia, nonostante il vissuto drammatico che si portano appresso, sono assolutamente al sicuro.

«Con mia moglie, Roberta Vener - dice Vincenzo Cornaggia -, appena abbiamo saputo della tragedia in corso, ci siamo messi a disposizione. Abbiamo l’appartamento della mamma, vuoto, sotto di noi, quello in cui, per anni, proprio la mamma, ora in casa di riposo, è stata assistita da una badante ucraina, bravissima, con cui siamo ancora in contatto. Per cui volevamo fare qualcosa per queste persone e abbiamo dato la disponibilità ad ospitare in Comunità montana. Giovedì sono arrivati i primi quattro ospiti e venerdì notte gli altri tre. Sono due famiglie, formate da due fratelli, le mogli e tre figli, di cui, uno con problemi di disabilità. Persone educatissime, anche di una certa cultura, ma senza alcun timore a sporcarsi le mani».

E’ felice, Vincenzo Cornaggia, di averli con se. «Non ci disturbano, affatto, anzi - dice Cornaggia -, sono qui, tranquilli, in aperta campagna, il vitto non manca, fra formaggio, latte, carne. Per ora, andiamo così, non c’è problema, poi se ci saranno aiuti ben vengano. A noi interessava metterci a disposizione, fare qualcosa».

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