«Il vino? Sarà il motore del turismo»

Chiavenna, il Wine festival ha offerto l’occasione per ribadire i punti di forza della viticoltura locale. Il promotore Giacomo Mojoli: «Produttori uscite dalle cantine, siete ambasciatori dello stile italiano».

“Il vino sarà sempre più protagonista nel turismo”. Il messaggio emerso dalla terza edizione del Valtellina Wine festival di Chiavenna è molto chiaro. Rossi e bianchi sono stati i protagonisti dell’evento dedicato a questo prodotto. Ma sono stati soprattutto lo spunto per sottolineare il legame con un settore cruciale per l’economia locale, in una manifestazione che unisce materie prime di alto livello a un’elevata capacità di comunicarne i contenuti e di stimolare riflessioni e percorsi concreti.

«Perché stiamo parlando di un pezzo di economia reale del nostro Paese e della Valtellina - ha sottolineato Giacomo Mojoli, ideatore dell’iniziativa promossa dal Consorzio di tutela vini di Valtellina -. Sempre di più il vino sta diventando uno strumento per comunicare li valori di un territorio e sempre di più il mondo del vino avrà un’occasione, se riuscirà a togliersi questa visione troppo autoreferenziale del ruotare i bicchieri. Sarà lo strumento chiave per fare crescere il turismo italiano e internazionale».

Mojoli, che si è soffermato sull’importanza di quei «turisti altospendenti» che hanno a disposizione circa 200 euro al giorno, si è rivolto anche ai titolari delle cantine. «Uscite dalla logica di essere solo produttori, siete ambasciatori dell’Italia e dello stile italiano - ha affermato -. Questo presuppone una reputazione, che si conquista e deve essere gestita. Non bisogna mai sbagliare».

Nella due giorni di festival ci sono stati degustazioni e laboratori, ad esempio l’appuntamento con i 15 top wine, dal Nord al Sud del Paese, con le opinioni e le visioni future dei più autorevoli produttori italiani, che si è svolto ieri mattina a palazzo Vertemate Franchi a Piuro. Il vino, insomma, diventa paesaggio, modello di economia circolare, ma soprattutto soggetto d’attrazione di un turismo di qualità in contesti particolari come il palazzo di Piuro e i conventi delle Agostiniane e dei Cappuccini a Chiavenna.

Sono stati presentate, oltre alle quindici cantine ospiti d’onore della manifestazione, le bottiglie di sei produttori piemontesi di Barolo e il Consorzio vinicolo Franciacorta. «Le ambientazioni di questa manifestazione sono stupende e la qualità dei vini è eccezionale - ha aggiunto Aldo Rainoldi, presidente del consorzio che riunisce 53 produttori valtellinesi -. Ma il vero grande valore di questa kermesse sta nei produttori che hanno garantito la propria presenza. Da questo festival sono usciti tanti spunti da cogliere. A questo punto la prossima sfida è coinvolgere anche soggetti stranieri che possano conoscere e apprezzare la nostra storia, il nostro territorio e i nostri prodotti».

Mojoli ha parlato di contaminazioni e sicuramente il festival ha contaminato positivamente la città, ad esempio con le degustazioni promosse da enoteche e wine bar in centro e non solo. Tra gli eventi più apprezzati c’è stato quello dedicato al violino di capra della Valchiavenna - presidio Slow Food legato a un’antica tradizione locale- , alla musica dei violini e ai cocktail con un bianco locale promosso sul versante di Pianazzola dalla cantina HerMau di Maurizio Herman. Un chiaro esempio concreto di unione di viticoltura e turismo.

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