Il lupo torna a farsi vivo. Predate capre e un asinello in Valle Spluga

Campodolcino Morti due ovini attaccati all’alpe Toiana, salvato il terzo. L’allevatore: «Erano a cento metri dalle baite, non si può stare tranquilli»

È da sabato scorso che sono in agitazione gli alpeggiatori e coloro che trascorrono l’estate nella loro baita di Toiana, località situata a circa 2000 metri di quota, sopra San Sisto e sotto il Pian dei Cavalli, nel territorio comunale di Campodolcino.

A spaventarli, la predazione di due capretti e di una capra avvenuta nella notte fra venerdì e sabato scorsi, con ogni probabilità da parte di un lupo singolo. Lupo che si teme sia anche l’autore dell’attacco ai danni di un asinello, trovato ferito da un’alpigiana ieri mattina nel prato di Toiana, dove pascolava insieme alla madre e ad altri sei esemplari. L’alpigiana ha provveduto lei stessa a disinfettare le ferite dell’animale, visto che né le guardie venatorie - da lei avvisate - né il veterinario di turno dell’Ats potevano salire a Toiana in tempo utile.

«Siamo molto preoccupati per questa situazione - dice Fabio Del Fante, di San Pietro Samolaco, proprietario delle capre predate - perché per noi, allevatori è del tutto insostenibile. Siamo preoccupati per gli animali, terrorizzati dalla presenza del grande predatore, ma siamo anche preoccupati per noi stessi, perché gli attacchi, sia quelli sulle mie capre sia quello ai danni dell’asinello ritrovato ferito ieri mattina, sono avvenuti sì di notte, ma a 100-200 metri dalle nostre baite. Come si può stare tranquilli? Come si può non avere paura? Ci sono anche bambini in alpeggio, e molti non sanno più come comportarsi. Non si sentono più liberi».

Del Fante di professione è falegname, ma come tanti compaesani ha l’hobby per l’allevamento, e per lui questo stato di cose non può durare oltre.

«Non c’è alcuna convivenza possibile fra allevatori, alpeggiatori e grandi predatori - assicura - e questo va capito prima che sia troppo tardi. Se il lupo è stato eliminato anni fa dal nostro territorio, un motivo c’era ed era legato a questa impossibilità di conviverci».

«Io ho cinque mucche al pascolo a Toiana, recintate, e quelle nella notte fra venerdì e sabato il lupo non le ha toccate - racconta Del Fante - Quando sono salito sabato le ho trovate tranquille, mentre ha assalito tre delle mie 18 capre. Una, la femmina, non si trova più, un capretto è morto e l’altro, ferito, è stato salvato dalla veterinaria Ats subito intervenuta insieme al guardacaccia. L’ha ricucito lì sul posto e l’ha salvato. È l’unica nota positiva, per il resto, solo un grande dispiacere. Per il quale chi devo ringraziare? Il lupo? Chi lo ha voluto reintrodurre? Può essere reintrodotto, sì, ma solo nei parchi, non sulle Alpi, in territori liberi vissuti da persone e animali domestici, perché il lupo, grande predatore com’è, li finisce in un attimo».

Inutile chiedere a Fabio Del Fante se non sia possibile pensare al governo dei caprini con recinzioni o cani da guardiania, come viene richiesto da più parti e già applicato altrove.

«Sono misure che non vanno bene per i nostri animali - spiega - Le mie non sono capre da latte. Noi non abbiamo greggi da mille pecore che si possono collocare da subito in una vasta area recintata in quota. Noi, piccoli allevatori, da che ho memoria, portiamo su le capre e le pecore a metà maggio e ce le lasciamo fino a novembre, così che tengano pulita la parte alta della montagna. Punto. Non è un tipo di pascolo custodito o custodibile. Di fronte al lupo, o noi o lui: non ci sono alternative. Altrimenti non ci sarà più vita in alpeggio, ma solo lupi e orsi».

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