Avis, Sondrio va controcorrente
«Da noi le donazioni reggono»

Bilancio In molte zone d’Italia il contagio ha ridotto nettamente la raccolta di sangue e plasma

Aumentano i contagi da coronavirus, calano le donazioni di sangue e di plasma in determinate aree d’Italia, e questo fenomeno spinge l’Avis regionale lombarda, ad esortare gli avisini alla donazione purché avvenga in modo, come sempre, ordinato e programmato.

«Raccomandiamo ai donatori di attenersi alle indicazioni fornite dalle Avis locali di loro riferimento - dice Oscar Bianchi, presidente Avis Lombardia - a garanzia della programmazione dell’attività di donazione e del buon uso del sangue, e, allo stesso tempo, rinnoviamo l’appello a diventare donatori a chiunque avverta questa vocazione, indipendentemente dalle emergenze e dai momenti di calo fisiologico del dono».

Che, da noi, in provincia di Sondrio, nonostante la pandemia, al momento non si avverte, almeno non a livelli tali da far suonare quel campanello d’allarme che, invece, in altre aree del nostro paese, è suonato.

«In provincia, per ora, la situazione è sotto controllo, e le donazioni proseguono come da programmazione di ciascuna Avis locale in sintonia con il Simt, il Servizio trasfusionale di Asst Valtellina e Alto Lario - afferma Eros Rodigari, 32 anni, di Livigno, presidente provinciale Avis dal 14 giugno dello scorso anno - . Basti dire che, a dicembre, abbiamo totalizzato 1.128 donazioni, fra sangue e plasma, contro le 1.061 dello stesso mese dello scorso anno, quando, gli effetti della pandemia, erano stati maggiori. Siamo sostanzialmente in linea con la programmazione ed è importante non uscire dai binari, come i nostri donatori sanno, cioè attendere di essere contattati dalle Avis locali per donare».

Chi può farlo

Che sono nove, in tutta la provincia di Sondrio, dove vi sono sezioni a Chiavenna, Morbegno, Sondrio, Lanzada, Caspoggio, Poggiridenti, Sondalo, Bormio, e Livigno, capaci di raccogliere qualcosa come 8.288 donatori.

Un esercito, un serbatoio incredibile cui attingere per la raccolta di sangue e plasma, che, tuttavia, in questa fase cruciale della quarta ondata, partita a inizio gennaio, potrebbe risentire di una diffusione del contagio fra le più pervicaci in Lombardia e anche nel resto d’Italia, perché da noi l’incidenza del contagio sui sette giorni per 100mila abitanti è fra le più alte, in quanto siamo la sesta provincia per importanza del parametro a livello nazionale.

«L’importante è rimanere saldi nel proprio proposito di donare e in attesa della nostra chiamata - dice Rodigari -, poi, ovvio, in caso di positività occorre soprassedere, mentre per quanto riguarda l’accesso ai centri di donazione Simt di Chiavenna, Sondrio e Sondalo, non è richiesto il Green pass. Tutti possono donare, sempre dopo attenta valutazione del medico e dopo la compilazione di una puntuale scheda anamnestica».

Positività

Nel caso, poi, in cui a sette giorni dall’avvenuta donazione, insorgesse la positività, sintomi o si diventasse contatti stretti di positivo, il sangue o il plasma donati non verrebbero comunque eliminati. In base alle linee guida del Centro nazionale sangue, cui il Simt di Sondrio si attiene, non vi è «alcuna evidenza scientifica della trasmissione trasfusionale del virus».

Fondamentale, invece, per Rodigari, è diffondere sempre più la cultura del dono «di cui l’invito a tutti coloro che hanno un’età compresa fra i 18 e i 60 anni - dice -, hanno un peso maggiore di 50 chili, e godono di buona salute, di avvicinarsi al mondo della donazione di sangue e plasma».

«E, al riguardo , conclude - ricordo che lo scorso anno, il numero delle donazioni è stato alto, pari a 12.909, in provincia, non troppo distante dal dato prepandemico, quel 14.631 fatto segnare nel 2019»

© RIPRODUZIONE RISERVATA