Trovata morta in casa, silenzio e preghiera ad Aprica

C’è poca voglia di parlare ad Aprica dopo il terribile fatto di cronaca venuto a galla nella giornata di ieri relativo alla donna trovata morta in casa, che va ad aggiungersi ad altri due lutti che hanno colpito la comunità per la morte di Bruno Moraschini e Lina Franzetti.

L’anziana deceduta e il marito in gravi condizioni da oltre 50 anni frequentavano Aprica e avevano una seconda casa nel condominio rosso denominato Gemelli in via Europa, situato sulla strada che da piazza Palabione va verso San Pietro. Quando il marito lavorava la coppia andava ad Aprica per le vacanze, mentre con la pensione si sono fermati più frequentemente, specialmente dopo il Covid. «Erano anziani ormai, persone con cui mai nessuno ha avuto problemi – dice un cittadino che li conosceva -. Spesso capitava di incrociare il figlio mentre faceva la spesa». Una tragedia che scuote non poco per la dinamica con cui è avvenuta, nei confronti della quale arrivano parole di conforto da parte del parroco, don Giacomo Folini. «Non conosco la signora venuta a mancare – spiega il parroco -, ma posso dire che siamo vicini con la preghiera e con un abbraccio».

Anche il parroco emerito di Aprica, don Augusto Azzalini, che ha amministrato le parrocchie per tantissimi anni, non conosceva la coppia. «Mi spiace molto – afferma -. Posso solo pregare per loro e rivolgere un pensiero per chi soffre».

Nonostante diversi tentativi, non è stato possibile prendere contatto con il sindaco, Dario Corvi, e con la giunta comunale per un pensiero di vicinanza nei confronti della comunità per quanto successo.

Una famiglia poco conosciuta in paese, nonostante vivessero nell’appartamento in via Europa, al civico 106, ormai da diversi anni. Da qualche tempo, poi, gli anziani marito e moglie non si vedevano più in giro, erano malati e pare soffrissero di serie patologie tipiche dell’età avanzata. Il figlio 60enne, invece, usciva di casa, seppur di rado, andava a fare la spesa e qualche commissione. Sempre a testa bassa, non salutava e non interagiva con nessuno. I vicini lo descrivono come un uomo schivo e riservato.

«Era un tipo solitario - racconta infatti Licia, che lavora nel salone di parrucchiera nel palazzo dove viveva la famiglia di origini veronesi -. Non lo si vedeva quasi mai in giro. Era sempre in casa, le finestre chiuse e le tapparelle abbassate. Lo si incontrava raramente nelle ore serale, magari mentre andava a fare la spesa. Siamo addolorati e sconvolti. Non conoscendoli, poiché non erano del posto, non avevamo idea della situazione in cui vivevano».

E tra i vicini di casa c’è chi ora si domanda se non si sarebbe potuto fare qualcosa per evitare questo tragico epilogo.

«Prima marito e moglie si vedevano di più in giro, uscivano di casa, ma ormai erano mesi e mesi che non uscivano, mi era stato detto che la donna era malata di Alzheimer - racconta una signora che abita poco lontano -. E ora mi sento quasi in colpa, forse avrei potuto fare qualcosa. Ma non conoscendoli non mi sono mai avvicinata al figlio per sapere se avesse bisogno di qualcosa, per chiedere come stavano. E adesso, dopo aver saputo cos’è successo, non riesco a non pensare che se qualcuno lo avesse fatto, se si fosse interessato a questa famiglia, non saremo a parlare di questo orrore».

Sono stati proprio i vicini di casa, le persone che vivono allo stesso piano della palazzina composta soprattutto da case-vacanza, a chiamare i carabinieri e chiedere loro di fare un controllo nell’appartamento. Ad allarmarli soprattutto l’odore, pungente e fortissimo, che proveniva dalla casa e che già faceva temere il peggio. Un tanfo che ieri era ancora persistente nel corridoio esterno all’appartamento, dove affacciano oltre a quella della famiglia veronese anche altre unità abitative.

Quando i militari dell’Arma sono intervenuti per controllare la situazione nella casa, non hanno potuto fare a meno di sentire il forte odore, e hanno quindi insistito con il figlio della coppia per poter entrare nell’appartamento a verificare cosa stesse succedendo. Poi la macabra scoperta.

Clara Castoldi e Susanna Zambon

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