Troppo caldo, si arrende anche lo Stelvio. Chiusi gli impianti da sci

Caldo e forte umidità Capitani: «Zero termico oltre i 4.400 metri, queste temperature non mi lasciano tranquillo»

«Purtroppo, stamani, dopo un periodo con temperature altissime e con lo zero termico oltre i 4.400 metri, ci siamo arresi, e dobbiamo comunicare, nostro malgrado, la sospensione temporanea dello sci in ghiacciaio. Resteranno, al momento, in funzione solo le funivie per il trasporto dei pedoni a fini turistici. Confidiamo nel fatto che con le prime perturbazioni la situazione possa migliorare e si possano riaprire anche le piste per gli allenamenti».

Questa la comunicazione giunta nella tarda mattinata di ieri da Umberto Capitani, patròn della Sifas, Società impianti funiviari allo Stelvio, che in 22 anni di attività estiva sullo stupendo ghiacciaio del Livrio-Cristallo, incastonato nel gruppo dell’Ortles Cevedale, che raggiunge i 3.450 metri dai 2.758 del Passo, solo una volta, nell’agosto del 2017, si era ritrovato in circostanze simili.

Il precedente

«Anche quell’anno, a causa del meteo - ricorda Capitani -, avevamo dovuto chiudere gli impianti per 21 giorni, poi però la situazione si era normalizzata e avevamo potuto proseguire e concludere bene la stagione, per cui anche questa volta io resto fiducioso. Mi spiace solo di non essermi potuto attivare con maggiore preavviso e di questo mi scuso con la clientela. Però, purtroppo, la situazione muta di giorno in giorno, anzi si può dire di ora in ora, e stamattina non me la sono sentita di continuare, perché peggio sarebbe se, invece di comunicare una sospensione dell’attività, mi trovassi costretto a dare comunicazione di un incidente avvenuto in pista».

Non ci sono stati crolli, né cedimenti, assicura Capitani «più che altro perché il nostro ghiacciaio ha una conformazione morfologica che non lo predispone a questo tipo di eventi - osserva l’impiantista che, ovvio, ben conosce la sua zona -, perché non è ripido come altri. Però è sempre un ghiacciaio e, come tale, è in costante movimento. E queste temperature non mi lasciano tranquillo. Non tanto perché sono alte in sé, perché viaggiavamo sui 7-10 gradi questa mattina, ma perché sono unite al fattore umidità, alta, che fa la differenza. Perché mi va ad impedire il raggelo notturno che è fondamentale per la tenuta della coltre nevosa. E fino a lunedì notte il raggelo c’è stato, invece la notte scorsa niente da fare. Il termometro si è fermato a sette gradi sopra lo zero e l’umidità era troppo alta. Per cui ho dovuto fare una valutazione di buon senso e in autotutela. La sicurezza prima di tutto».

Anche perché, osserva Umberto Capitani, il meteo non depone a favore neanche per i prossimi giorni. «Se ci fossero dei cambiamenti in vista, a stretto giro di posta, delle perturbazioni in arrivo, allora avremmo stretto i denti e avremmo atteso - assicura -, ma così no, assolutamente, non è possibile andare avanti, perché non ci sono proprio le condizioni».

In 500 sulle piste

Un peccato, dal punto di vista imprenditoriale, perché l’interesse c’è e la clientela pure. Ieri in pista c’erano 500 persone, che non sono un numero irrilevante per lo sci estivo. E altre ne erano attese in questi giorni negli alberghi di Passo Stelvio dove, ovvio, ora fioccano le disdette.

«Purtroppo è così - afferma Capitani -, infatti è tutta la mattina che sono al telefono e mi dispiace, ripeto, per i clienti, ma non si può fare diversamente. Spero di potere, quanto prima, annunciare la riapertura della skiarea in sicurezza e di poter proseguire la nostra stagione, come siamo soliti fare, fino al 2 novembre».

Altri, va detto, prima di Capitani hanno dovuto optare per la chiusura straordinaria come Les deux Alpes, in Val d’Isere, in Francia, mentre ci sono stazioni ancora aperte come Cervinia-Breuil, sul Monte Rosa, ma chissà fino a quando veramente a questo punto potranno rimanerlo.

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