Neve bagnata e fragile. «Condizioni simili
a quelle in Engadina»

Dopo la tragedia Sulle Retiche cresce l’allerta valanghe. L’esperto Monti: «Percorrere i pendi ripidi con cautela. E poi scendere uno per volta sostando in zone sicure»

Il pericolo valanghe sulle Alpi Retiche di confine è in aumento e la condizione sulle nostre cime è molto simile a quella sul Piz di Grevasalvas in Engadina, la tragedia avvenuta venerdì e costata la vita a due esperti alpinisti poteva succedere anche da noi.

Raccomandazioni da seguire

Abbiamo interrogato sul tema l’esperto Fabiano Monti, appassionato freerider, nivologo, vero punto di riferimento per tutto ciò che a Livigno ruota intorno alle nevicate. Ha conseguito il dottorato all’Università di Davos sviluppando sistemi di simulazione sulla stabilità del manto nevoso; successivamente ha fondato Alpsolut, una società che si occupa di elaborazione di dati meteorologici e previsione valanghe. Da alcuni anni si è stabilito a Livigno, dove ha messo a disposizione la sua professionalità per lo sviluppo di uno sci fuori pista più sicuro e consapevole.

«Rispetto ai giorni scorsi il pericolo valanghe è in aumento – ci spiega Monti riferendosi alla situazione delle Retiche di confine -; questa notte (tra sabato e domenica per chi legge, nda.) sono scesi tra i 10 e i 20 centimetri di neve, accompagnati da forti venti settentrionali che stanno ridistribuendo il manto formando lastroni di vento abbastanza diffusi. Nella notte a Livigno abbiamo iniziato a registrare diverse valanghe spontanee. Si tratta di una situazione a cui prestare molta attenzione».

Una situazione, tra l’altro, difficile da monitorare e prevedere, che varia molto durante la giornata sia per un discorso di temperature sia per l’attività eolica, che è costante.

«C’è un manto nevoso pregresso – prosegue l’esperto – che però è bagnato perché ha piovuto anche a quote elevate, oltre i 2.500 metri. La neve scesa dopo, quindi, poggia su quella bagnata e con il freddo si sono creati strati che non riescono a far legare il resto del manto. Una situazione molto simile a quella della zona, in Svizzera, dove si è registrato l’incidente l’altro giorno. Il pericolo valanghe, sia lì che da noi, è di grado 2, moderato, ma la situazione, viste queste condizioni, è da valutare a livello locale sui singoli pendii». E non è affatto facile.

«Non è semplice capire quali siano le zone pericolose – afferma infatti Fabiano Monti -. In caso di un lastrone a vento è possibile accorgersi del pericolo dall’esterno, ma le problematiche allo stato attuale invece sono all’interno del manto nevoso, difficili da valutare anche per i più esperti. Magari si hanno feedback positivi durante tutta la giornata in termini di stabilità, ma se si va nel posto sbagliato si verifica un distacco».

Cosa fare

«La raccomandazione è di evitare i pendii ripidi dove ci sono accumuli di vento – conclude l’esperto nivologo -. Occorre affrontare i pendii molto ripidi con estrema cautela e adottare tutte le strategie del caso. Meglio muoversi uno per volta, sostare in zone sicure, così che se si dovesse verificare un distacco non tutti i componenti della comitiva vengano coinvolti e possano aiutare chi invece viene investito dalla valanga».

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