Morto De Capitani, era il re dello Stelvio

Lutto Tesserato numero mille dei maestri di sci, con la moglie Lucia ha dato vita a un impero imprenditoriale. Quattro alberghi a Bormio, tre in quota e gli impianti Sifas di cui era presidente. Oggi l’addio nella parrocchiale

Era il tesserato numero 1000 dei maestri di sci di tutta Italia, e, subito dopo di lui, con la tessera 1001, seguiva Mario Cotelli, di Tirano, commissario tecnico della Valanga azzurra, con la tessera 1002, Umberto Corvi, di Aprica, altro asso dello sci, e con la tessera 1003, Nadino Confortola, di Valfurva, che non ha mancato una visita, ieri, in via Molini 11, a Bormio, dove la salma di Stefano Capitani, 82 anni, riposa.

Libero

Un uomo libero, grande lavoratore, che aveva lo Stelvio negli occhi e nel cuore, e che, proprio dallo Stelvio è partito, nel lontano 1966, per dare vita, insieme alla moglie Lucia Anzi, ad un vero e proprio impero imprenditoriale che oggi conta quattro alberghi a Bormio, lo storico e centrale Stelvio, il Capitani, il Nazionale e il Derby, tre alberghi allo Stelvio, il Livrio, il Passo Stelvio e il Cristallo, e gli impianti Sifas (Società impianti funiviari allo Stelvio) di cui è direttore da 23 anni il figlio Umberto, ma di cui papà Stefano era presidente.

In quota

Era lui che saliva regolarmente, tutti i mesi, allo Stelvio, a consegnare le buste paga ai collaboratori della Sifas e del Gruppo Capitani e persino prima di andare in ospedale per un intervento chirurgico programmato, a fine ottobre, era salito allo Stelvio da solo e contro la volontà dei famigliari, che lo avevano dissuaso stante la sua salute, per vedere da vicino la stazione regina dello sci estivo prima della chiusura invernale.

É stata, quella, la sua ultima volta allo Stelvio, perché la degenza al Morelli, iniziata tre settimane fa, si è prolungata a causa di complicazioni conseguenti all’intervento chirurgico cui era stato sottoposto e che lo avevano costretto in Rianimazione. Negli ultimi giorni, purtroppo, c’è stato un peggioramento e, lunedì, la notizia del decesso. Che ha scosso anche i famigliari.

«Non ce lo aspettavamo - dicono i figli Umberto, Giovanni e Stefania -, anche se le condizioni cliniche del papà non erano ottimali, per cui non si può chiedere ai medici di fare miracoli. Hanno fatto tutto il possibile, con professionalità, competenza e molta umanità e di questo siamo profondamente riconoscenti e grati. Il papà ha ricevuto cure di grande qualità sia in Chirurgia sia in Rianimazione».

Grande tempra

Purtroppo non sono bastate a salvare un uomo di gran tempra e intraprendenza come Stefano Capitani, che è vissuto di lavoro, e che ne ha fatto il suo hobby.

«Lui era un tutt’uno col lavoro - dicono i figli - e gli sembrava del tutto naturale. Diceva sempre che erano partiti in due, lui e la mamma, mentre, ora, siamo in 21, fra figli, nipoti e pronipoti, a portare avanti il gruppo alberghiero che si è formato».

E che ha avuto origine dall’attività di maestro di sci e di gestore degli impianti allo Stelvio di Stefano Capitani, nel 1966, quando operava per i coniugi Giuseppe Piro Pirovano e Giuliana Boerchio, fondatori degli impianti allo Stelvio, mentre Lucia Anzi, sposata proprio nel 1966, aveva preso in gestione la vecchia osteria Kuerc, nell’omonima piazza di Bormio, trasformandola in un ristorante. E dava alloggio ai clienti nelle camere sfitte della zona «una sorta di albergo diffuso ante litteram - osservano i figli -, dal quale, poi, è partita tutta l’attività nell’hotellerie con la presa in gestione, negli anni Ottanta, del primo albergo del gruppo, lo storico Stelvio».

Una macchina da guerra, Stefano Capitani, uomo possente, pragmatico, creativo e dal cuore grande.

Oggi saranno in tanti a salutarlo nella parrocchiale, alle 14.30, dove si terranno i funerali, alla presenza anche dei fratelli Maria, Natale e Ida.

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