«Jacopo e le nostre vite

Travolte dalla valanga»

Partecipazione sentita alle esequie nella chiesa di San Nicolò. Tanta gente presente per l’ultimo saluto alla guida alpina e maestro di sci

Il sagrato è piccolo e sembra un campo base di una spedizione di montagna, vista la densità di esperti del settore presenti ieri alle esequie di Jacopo Compagnoni.

Sono guide e maestri di sci, sono gli amici che Jacopo ha lasciato all’improvviso giovedì nella tarda mattinata. Sono venuti a salutarlo. Alcuni lo faranno anche con parole strappate al cuore, con l’emozione che rompe la voce, leggendo in chiesa dichiarazioni d’amore per il grande amico al termine della funzione. Strappano applausi quei sentimenti che gli amici gli hanno voluto esprimere nel giorno dell’ultimo saluto.

I Benetton non ci sono. Se era abbastanza scontato che non fosse presente Alessandro, ormai ex di Deborah, anche se aveva espresso pubblicamente il proprio dolore per la scomparsa del cognato, mostrando sincera vicinanza ai Compagnoni, salta all’occhio l’assenza dei tre figli di Deborah a dare l’ultimo saluto allo zio. Ma era impossibile per loro esserci in carne e ossa, visto che sono all’estero a studiare. Tuttavia non erano assenti con il cuore: sulla porta di chiesa c’è una corona di fiori con il nome di Alessandro e dei tre figli: Agnese, Tobias e Luce.

Per il resto tanta, tanta gente. . La folla attende e una volta che la salma di Jacopo arriva a destinazione, esce dalla porta della chiesa don Mario Bagiolo , responsabile della comunità pastorale della Valfurva. Si dirige verso mamma Adele, le sussurra qualcosa mentre le accarezza il volto. Poi fa lo stesso con Deborah. La bara di Jacopo, seguita dalla nutrita parentela, entra in chiesa.

I posti, visto le regole anti Covid, sono limitati e quindi la maggior parte degli intervenuti ascolta dal sagrato le parole di don Mario che ha concelebrato con l’ex vicario di San Nicolò, don Marco Malugani .

Metaforicamente don Mario ha ricordato la tragedia: «Quella valanga che ha travolto Jacopo non si è fermata in fondo alla montagna, ma ha travolto anche il cuore di Francesca (la compagna), delle due figlie, di papà Giorgio e di mamma Adele, dei fratelli Yuri e Deborah. Tutti noi dobbiamo fermare quella valanga, impedirne la devastazione. Abbiamo due modi per farlo. Il primo è quello di avere la consapevolezza che Jacopo è ancora fra di noi con il suo sorriso; il secondo è quello di pregare uniti affinché Jacopo non sia più solo una guida di montagna, ma una guida per la nostra vita».

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