Farmaco anti Covid
Si può prescrivere
«Ma non si sa come»

Pandemia Il Paxlovid è indicato per le persone fragili I medici di medicina generale non hanno indicazioni Per ora viene somministrato solo all’ospedale Morelli

I medici di Medicina generale da qualche giorno possono, in linea teorica, prescrivere Paxlovid, la pillola di Pfizer destinata al trattamento precoce di persone fragili che contraggono il coronavirus e potrebbero sviluppare il Covid in forme gravi.

Ma, di fatto, in provincia di Sondrio questo ancora non avviene, i medici di famiglia non hanno ancora le indicazioni necessarie a partire con questa nuova fase.

Sdoganato dal 21 aprile

Dal 21 aprile l’Aifa ha “sdoganato” per i medici di base la prescrizione di quest’antivirale, pensato per l’uso domiciliare ma fino a giovedì scorso somministrabile solo da centri specialistici individuati dalle Regioni.

«Non abbiamo ancora le informazioni necessarie e non conosciamo le procedure, non sappiamo, ad esempio, che tipo di ricetta servirà per le prescrizioni - afferma la dottoressa Micol Racchetti -. Attendiamo le innanzitutto le indicazioni, poi comunque, ovviamente, bisognerà valutare i casi idonei a questa procedura. Per il momento, comunque, non mi risulta che in provincia di Sondrio qualche medico l’abbia già prescritta ai propri pazienti, proprio perché non sappiamo ancora nulla».

Una possibilità, quella di assumere la pillola anti Covid, che in Valtellina e Valchiavenna resta quindi limitata all’ambito ospedaliero, e al “Morelli” di Sondalo, infatti, già da tempo i pazienti idonei a questo trattamento stanno ricevendo Paxlovid.

A breve, però, anche i medici delle Rsa lombarde la potranno somministrare ai ricoverati per i quali è indicata, e in questo caso le procedure sembrano essere addirittura più complicate, i limiti ancora più stretti di quelli imposti ai medici di base, che sulla carta possono già prescrivere l’antivirale da far ritirare in farmacia.

Come funziona

I dottori delle Rsa dovranno prima frequentare i corsi di formazione che le Ats sono chiamate a organizzare per i medici di Medicina generale, coinvolgendo anche clinici infettivologi, e solo quando saranno comunicati al Welfare i nomi degli autorizzati le Rsa potranno ritirare, negli hub ospedalieri, le quantità di Paxlovid loro destinate. La Regione ha assegnato seimila confezioni alle Rsa, divise tra le Ats in base ai posti letto: all’Ats della Montagna il 4%.

Gli acquisti di Paxlovid sono gestiti dalla struttura commissariale, come avviene per i vaccini anticoronavirus. E la somministrazione ha paletti stretti: al massimo entro cinque giorni dall’insorgenza dei sintomi, a pazienti che non hanno bisogno di ossigenoterapia, già affetti da patologie come tumori, cardiovascolari, diabete, broncopneumopatia cronica e obesità grave; ma al contempo l’antivirale non può essere assunto insieme a una serie di altri farmaci per evitare interazioni.

«Ad oggi il farmaco non è stato molto usato perché i casi in cui usarlo sono veramente pochi» ha spiegato l’infettivologo Matteo Bassetti, esprimendo perplessità sulla decisione dell’Aifa e sulle sue modalità, che prevedono che il medico di base compili sempre un piano terapeutico. Per ora su un modulo cartaceo: «Sarà informatizzato nell’arco di alcune settimane» ha scritto venerdì la Direzione Welfare della Regione in una nota al servizio sanitario lombardo.

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