
Cronaca / Tirano e Alta valle
Mercoledì 27 Settembre 2023
Da tutta Italia per ricordare Giulio Rocca
Valdidentro Al polifunzionale di Rasin il vescovo Oscar Cantoni ha tenuto la messa con i padri missionari. L’aderente a Mato Grosso ucciso da Sendero Luminoso nel ’92 è stato commemorato da tanti giovani volontari
Trentun anni fa, il 27 settembre 1992, Giulio Rocca di Isolaccia, che si trovava da quattro anni in Perù assieme agli amici dell’Operazione Mato Grosso, scrisse al vescovo di Huaraz per chiedergli di poter iniziare il cammino verso il sacerdozio in seminario. Solo quattro giorni più tardi, la notte del 1 ottobre, Giulio fu rapito dai terroristi di Sendero Luminoso e ucciso con due colpi di pistola alla tempia. Il suo corpo venne ritrovato con addosso un cartello con la scritta “La carità addormenta la coscienza dei poveri”.
Figura di riferimento
Nel tardo pomeriggio di lunedì, Giulio Rocca è stato ricordato con una messa presieduta dal vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni, al polifunzionale Rasin, a Valdidentro. «Un grande saluto di pace e di gioia a tutti voi, provenienti da varie regioni d’Italia, giunti in questo sperduto angolo della Valtellina, per onorare la memoria di Giulio Rocca, figlio di questa terra in cui è nato nel 1962 e che a buon diritto è figura significativa di riferimento soprattutto per i giovani», ha affermato il porporato rivolgendosi ai tanti giovani che gremivano la struttura. «La vostra - ha aggiunto - è un’età della vita in cui si matura l’orientamento fondamentale della propria esistenza, con i valori e le scelte significative, anche costose e contro corrente, magari anche opposte alla mentalità mondana che si respira ovunque. È una età, la vostra, dove si può arrivare a scegliere Cristo e il suo progetto evangelico come fondante e strutturante la propria vita, frutto di un confronto concreto, maturato soprattutto nel servizio ai poveri, imparando così a capire dal vivo, non solo intellettualmente, che l’amore con la A maiuscola è ciò che realizza massimamente l’uomo».
Da ateo a cristiano
Il vescovo Oscar ha ricordato il cammino maturato da Giulio Rocca, che «è cresciuto progressivamente, da ateo insoddisfatto e inquieto, guidato dalla sapiente mano di Dio, che è solito adattarsi alle condizioni di ciascuno di noi», «sono gli scherzi o, meglio, le strategie della Provvidenza con cui conduce la storia, sia quella personale, sia quella più complessa del mondo intero».
Un esempio
Cantoni ha poi rimarcato che il sacrificio di Rocca «non è stato vano. La sua figura continua ad affascinare ancora tanti giovani come voi, così che si rinnova pienamente la verità del detto patristico: “il sangue dei cristiani è seme di nuovi cristiani”, di persone, cioè, che comprendono, sul suo esempio, che la vita vale la pena di essere vissuta in pienezza e si realizza nel dono di sé, come Cristo, che ci ha amato e ha dato tutto sé stesso per noi».
Assieme a Giulio Rocca, il cardinale Cantoni ha voluto ricordare altri «testimoni di una vita donata in pienezza, modelli per tutti noi, che vogliamo fare della nostra vita un capolavoro di grazia», don Daniele Badiali e Nadia De Munari, anch’essi uccisi mentre si trovavano in missione con l’Operazione Mato Grosso.
Accanto al vescovo Oscar diversi sacerdoti del vicariato di Bormio e legati al movimento missionario fondato da padre Ugo De Censi. Concelebranti principali padre Lorenzo Salinetti, che coordina in provincia le attività del Mato Grosso, e padre Emanuele Lanfranchi di Semogo.
Al termine della messa, la sera è proseguita con la partecipata cena offerta e la serata con spettacoli, canti e testimonianze per ricordare la figura di Giulio Rocca, che in punto di morte, sul retro del biglietto in cui aveva elencato la lista della spesa per i poveri che assisteva, scrisse “Jesus”.
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