Covid, due anni fa il primo caso
Uno studente in arrivo da Codogno

Il ragazzo di Valdidentro studiava nel Lodigiano. L’apprensione in famiglia e la conferma, saputa prima dai giornali che non dai canali ufficiali

Due anni fa il Covid mise piede anche in provincia di Sondrio, con il primo tampone positivo. La prima persona ad essere stata “toccata” dal virus è stato un ragazzo allora 17enne di Premadio, Valdidentro, tornato a casa in autobus da Codogno, dove frequentava l’istituto agrario, la sera del 21 febbraio.

Sulla famiglia del ragazzo si concentrò l’attenzione generale, dei media ovviamente, ma un po’ quella di tutti, per la prima volta direttamente a contatto con il coronavirus. Decise di chiudersi a riccio e ancora oggi, a due anni di distanza, preferisce non raccontare quei giorni, tornare con la mente al febbraio 2020 è ancora molto doloroso. Allora la paura e la preoccupazione avevano preso il sopravvento, senza contare che, nell’incertezza generale, le reazioni delle persone nei loro confronti non devono essere state particolarmente delicate.

«Quando il ragazzo è salito da Codogno, dove studiava, era un venerdì, e aveva la febbre – ricorda l’avvocato Ezio Trabucchi , che in quel difficile periodo ha fatto da punto di riferimento alla famiglia del giovane, sopraffatta dagli eventi e in comprensibile difficoltà a trattare con i media che cercavano di raccontare quello che stava accadendo -. I genitori hanno subito pensato potesse trattarsi di Covid, hanno chiesto accertamenti e già il giorno successivo è stato effettuato il tampone».

I genitori, quel venerdì sera, allarmati dalle notizie in merito alla diffusione del virus proprio a Codgno, pur in assenza di sintomi, avevano infatti di misurare la febbre al ragazzo. La temperatura era di 38,3.

«Abbiamo chiamato il 112 come da indicazioni e dopo 20 minuti è stato detto al ragazzo di non preoccuparsi e di tenere la febbre misurata – avevano raccontato allora i genitori nelle ore successive -. Alle 23.30 del venerdì siamo stati contattati ancora dal 112, ci hanno detto che era il caso di andare a Lecco la mattina seguente per fare il tampone. Alle 8 di sabato ci hanno invece comunicato che verso le 11.30 gli operatori sanitari sarebbero passati loro a casa nostra per fare il tampone a nostro figlio nonché gli esami del sangue al ragazzo e a noi genitori», perché rischiavano di essere stati contagiati.

«Alla domenica, quando già era trapelata sui siti di informazione del primo caso di Covid in provincia di Sondrio, i genitori non avevano ancora avuto notizie in merito all’esito del test. Lo hanno saputo dai siti - spiega Trabucchi - Erano spaventati e mi hanno subito chiamato affinché facessi da tramite con Ats per avere maggiori informazioni, sapere come dovevano comportarsi, anche perché il ragazzo non stava bene, aveva la febbre, era a casa con loro ed erano quindi a rischio contagio. Erano, però, giorni difficili per l’Ats, la situazione non si conosceva, si brancolava nel buio».

Po, il giovane fu ricoverato in ospedale, al Manzoni di Lecco, dove rimase alcuni giorni. Poi il tutto si risolse per il meglio, mentre nel frattempo le notizie di nuovi positivi arrivavano da altre località della provincia, da Gordona, in particolare. E dopo due anni, sia pure in maniera diversa, ma siamo qui ad affrontare ancora la stessa emergenza.

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