Col de la Mare II, cade un pezzo di parete

La testimonianza Cola: «Ho sentito un tonfo, ho guardato in aria e ho visto una nuvola di fumo che saliva, Per fortuna erano solo poche decine di metri cubi di roccia e da lì non passa nessuno, ma dà l’idea del problema»

Non si è trattato di un crollo di vaste dimensioni e soprattutto capace di procurare danni alle persone, essendo l’area coinvolta non interessata dal passaggio di escursionisti, però quanto accaduto ieri, sul fianco settentrionale del ghiacciaio del Col de la Mare II, sul Palon de la Mare nel territorio di Valfurva, rende pienamente l’idea della fragilità della nostra montagna.

E di tutte le montagne, perché, come sottolinea Marco Confortola, guida alpina, di Valfurva «il cambiamento climatico in atto travalica i confini - precisa -, e interessa gli alpinisti e gli escursionisti di tutto il mondo costretti per forza di cose ad adattarsi alla nuova situazione».

«Nessun preavviso»

Ieri, testimone del crollo avvenuto sul Col de la Mare II, nel gruppo dell’Ortles Cevedale, è stato Giuseppe Cola, del posto, profondo conoscitore delle sue montagne e noto per essere “il re del Ruinon”, colui che da anni presidia la montagna più insidiosa della Valfurva per via di piccoli distacchi che incombono, però, sulla carrozzabile che collega il paese al resto della Valtellina.

E se paradossalmente il Ruinon non è mai stato così immobile come lo è ora, assicura Cola, «in quanto l’assenza di pioggia e l’imbrigliamento delle sue acque lo “immobilizza», dice, non così le altre montagne che, in quota, subiscono gli effetti deleteri della ritirata dei ghiacciai e della pressione esercitata dal permafrost.

«Stavo scendendo dal Palon de la Mare - racconta Cola - ed erano da poco passate le 15, quando improvvisamente , ho avvertito un rumore sordo. Ho capito che qualcosa stava accadendo in alto ed ho alzato lo sguardo appena in tempo per vedersi alzare, a quota 3.450 metri, una nuvola di fumo. Però altro non vedevo dal punto in cui mi trovavo in quel momento. E’ stato quando mi sono avvicinato alla zona dell’albergo Forni, che ho potuto distinguere nettamente l’area del crollo avvenuto sul fianco del ghiacciaio in via di estinzione del Col de la Mare II. Si parla di poche decine di metri cubi di roccia, scesa, in una zona non frequentata dagli escursionisti, però, sempre di crolli insidiosi si tratta - osserva Cola -, perché, soprattutto quando di così piccole dimensioni, non danno alcun preavviso. La parete viene giù, e basta. E se una persona si trova nei pressi, non ha scampo. Per questo occorre essere molto prudenti sulla scelta delle vie alpinistiche. Io - oggi -, devo ammettere, che, oltre i 2.500 metri non ho proprio incontrato nessuno, ed è un bene. E questo nonostante, nella valle dei Forni, ci fosse in giro l’universo».

Segno che, gli escursionisti, hanno capito quanto sia fondamentale, in questa fase, stare lontani dai pericoli e dalle alte quote.

I consigli di Confortola

«Controllare il bollettino del meteo prima di uscire diventa ancor più indispensabile, in questa fase - osservava ieri Marco Confortola, alpinista e guida alpina di Valfurva -, perché con uno zero termico come quello oggi che viaggia sui 4.500 metri, e che tende a salire, nei prossimi giorni fino a 4.800-5.000 metri, sopra, quindi, l’altezza del Monte Bianco, bisogna osservare la massima cautela. Evitare di esporsi a ogni pericolo, di passare sotto seracchi o rocce esposte, perché basta poco per farsi molto male. La raccomandazione è di attivare i propri “sensori” e di usare il massimo buon senso».

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