Censimento dei lupi, due i branchi in provincia di Sondrio

La situazione Il monitoraggio dell’Ispra indica in provincia le presenze in Val Belviso e Bassa Valchiavenna

Sono 946 i lupi stimati nelle regioni dell’arco alpino, su un totale di 3.307 in tutta in tutta Italia. Di questi, quelli in provincia di Sondrio sono molto pochi, ma sono destinati ad aumentare, insieme a tutta la popolazione di lupi delle Alpi.

I numeri arrivano dal primo monitoraggio nazionale sul lupo coordinato dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) su mandato del Ministero della Transizione ecologica.

«Questo primo monitoraggio nazionale sul lupo è stato condotto con metodo rigorosamente scientifico. Vi abbiamo partecipato anche noi col nostro apparato di tecnici e di guardie venatorie provinciali, unitamente ai tecnici delle aziende Val Bondione e Val Belviso - dice Maria Ferloni , tecnico faunistico della Provincia di Sondrio, responsabile del settore grandi carnivori - Lo studio evidenzia un vuoto di presenze di lupi proprio in Lombardia, mentre ne sono stati monitorati molti in Piemonte, in Liguria e in tutte le regioni ad est rispetto alla nostra. Ora, è vero che ci sono delle barriere naturali ed artificiali, come i laghi e le vie di grande comunicazione che rendono difficile il passaggio in Lombardia di questi animali, però dei collegamenti già si stanno creando e altri si creeranno».

In provincia di Sondrio i branchi presenti sono due, uno insediatosi nel 2020 nella parte orobica del Comune di Teglio, in Val Belviso, monitorato anche per lo studio nazionale che si riferisce al periodo ottobre 2020-aprile 2021, e uno “di casa” in zona Samolaco al confine con la provincia di Como, di più recente insediamento, perché riferito a quest’inverno e che quindi non è censito nel monitoraggio.

«Parliamo al momento di branchi piccoli da tre-quattro animali ciascuno - spiega Ferloni - ma chiaramente col tempo, riproducendosi, le presenze sono destinate ad aumentare. Ad esempio in Val Belviso una fototrappola ha immortalato una coppia con la femmina col pancione. Ora come ora è difficile dire se la coppia sia parte del branco già esistente o sia arrivata da poco. In entrambi i casi si tratta di branchi giunti nelle Orobie da oriente, scollinando e facendosi strada piano piano in quota e arrivati in Valchiavenna dal Comasco e, quindi, dalla Svizzera. Diciamo che gli animali se trovano ostacoli come laghi o strade, trovano anche il modo per aggirarli. Ci mettono di più, ma arrivano».

Poi ci sono i lupi di passaggio, che sconfinano ed hanno sconfinato ad esempio dalla Bregaglia svizzera a quella italiana, dalla zona di Coira a Montespluga e limitrofi, dalla zona dello Stelvio all’Alta Valle, fra Livigno e Bormio, e nella zona della Valfontana, senza di fatto insediarvisi.

«Attenzione anche ai cani, mai lasciarli liberi nei boschi o in quota, nei pressi delle baite - dice Ferloni - perché per i lupi, sono competitors sui quali hanno sempre la meglio. E banchettano pure, mentre per l’uomo problemi non se ne pongono. Il lupo gira al largo. Può fermarsi, guardare e andarsene. In rarissimi casi è confidente e in questi si interviene. Ma spesso, diventa confidente, perché lo si avvicina con cibo, anche solo per fotografarlo e non va mai fatto».

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