Pensione decurtata di 12 euro al mese
Per troppi ricoveri

Il caso La storia di un pensionato di 80 anni di Novate. Il taglio perché ha superato 29 giorni di degenza. «Non lo sapevo e non erano nemmeno giornate intere»

Due soli giorni di ricovero in più rispetto al limite massimo di 29 giorni continuativi in strutture pubbliche, dopo i quali scatta il decurtamento della pensione. Due soli giorni sono bastati ad un 80enne di Novate Mezzola, per vedersi chiedere il rimborso di 211,56 euro.

In rate mensili da 12 euro, perché il pensionato in questione percepisce un assegno sociale di 637,20 euro al mese, e con simili cifre non può scialacquare. Ergo, da questo mese in avanti, fino al saldo del “debito” accumulato, riceverà un assegno mensile di 628,43 euro.

Ricalcolo

«Sono rimasto basito, quando ho ricevuto la raccomandata dell’Inps di Sondrio in cui mi si comunicava la rideterminazione dell’assegno mensile - dice il pensionato - perché non ne capivo assolutamente la logica. É vero che sono stato ricoverato d’urgenza per tutto il mese di marzo del 2020, dal 1° al 31 e per problemi al cuore, ma mai più pensavo per questo di dover rendere anche parte della già bassa pensione».

Invece così è, e non è possibile fare nulla per evitarlo, salvo concordare una rateazione del dovuto.

«Sono stato all’Inps di Sondrio - dice l’80enne - ed eravamo rimasti per una rata di nove euro al mese, ma pochi giorni fa mi sono visto recapitare una raccomandata in cui si certifica una cifra maggiore, pari a 12 euro. Mi sembra una presa in giro, ma ormai mi sento dentro una specie di girone dantesco. Soprattutto perché non capisco il motivo di decurtare una pensione così bassa per due giorni in più di ricovero sul limite massimo, di cui non sapevo. E tenendo conto tra l’altro, che non sono due giorni interi, perché sono stato ricoverato a Gravedona la sera del primo marzo e sono stato dimesso da Tradate la mattina del 31 marzo alle 10. Però entrambi i giorni sono stati considerati come interi. Una doppia fregatura».

Il pensionato, già reduce da parecchi ricoveri ospedalieri, due anni fa aveva ottenuto l’invalidità al 100%, ma poi gli è stata decurtata in automatico al 99%.

«Anche questa è una stranezza - dice -, perché avevo un’invalidità piena della durata di un anno e ad un certo punto mi hanno comunicato che scendeva di un punto percentuale, al 99%, appunto, ma senza sottopormi ad alcuna visita di accertamento. Non che cambi molto, perché ho sempre diritto alle mie esenzioni, ma anche qui la logica non la capisco».

Inps, tramite l’ufficio stampa, ci ha confermato che la decurtazione dell’assegno di accompagnamento è prevista di default, «perché se una persona resta per tutto il mese in ospedale - ci hanno riferito - chiaramente non ha bisogno di altra assistenza». Ma in questo caso specifico non c’è in ballo l’assegno di accompagnamento, bensì la pensione sociale, e su questo da Inps non ci sono giunti chiarimenti.

Caso specifico

Si può solo ipotizzare che la logica sia simile, ma sarebbe importante per tutti sapere, che un ricovero in strutture pubbliche di più di 29 giorni continuativi, fa scattare meccanismi di recupero sulla pensione cui, con ogni probabilità, nessuno arriva a pensare. Oltretutto considerando come intere giornate che intere non sono.

«Se l’avessi saputo - chiosa ironicamente il pensionato - avrei chiesto di uscire due giorni prima, ma non lo sapevo ed ero nelle mani dei medici. Solo loro potevano sapere come trattare la mia situazione. Sono stato accettato a Gravedona, operato a Varese ed ho fatto la riabilitazione a Tradate, ed è andato tutto bene, ma questa coda non ci voleva proprio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA