Maroni, un cordoglio trasversale. L’uomo della provincia autonoma

Ricordi La morte dell’ex presidente regionale, che nel 2015 firmò la Carta di Chiavenna. Parolo: «Mi ha accompagnato negli anni più importanti, fu lui a volermi sottosegretario»

SONDRIO

«Voglio che nasca la provincia di Sondrio a statuto speciale, voglio che nasca da un punto di vista dei contenuti di attribuzione di competenze e di risorse.Voglio far partire da qui una realtà di statuto speciale che sia un modello da estendere poi al resto della Lombardia».

Era il 22 maggio 2015, a Chiavenna il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni - scomparso ieri all’età di 67 anni - davanti a una parata di sindaci in tricolore firmava insieme al presidente della Provincia Luca Della Bitta la cosiddetta Carta di Chiavenna che in attuazione alla specificità montana riconosciuta dalla legge Delrio consegnava alla Valtellina uno strumento per compiere i primi passi nella direzione della tanto auspicata ed agognata autonomia.

Il suo pallino

«L’autonomia era il suo pallino. E la provincia di Sondrio gli deve quella legge che lui volle con determinazione» ricorda Ugo Parolo, il sottosegretario che Maroni si era scelto qualche mese dopo l’elezione al Pirellone nel marzo 2013, inaugurando in Regione una figura fino ad allora non era presente.

Ieri mattina, non appena la notizia della morte di Maroni si è diffusa, è stata quella l’immagine tornata alla mente di politici e amministratori locali. Nella foto simbolo di quella giornata, sul palco vicino a “Bobo” ci sono Parolo, Della Bitta e anche Christian Borromini nel doppio ruolo di segretario provinciale della Lega e di vice presidente di palazzo Muzio. Tre degli esponenti della vita politica ed amministrativa locale più vicini a Maroni che solo due anni prima, a pochi mesi dalla sua elezione, aveva inaugurato il primo tratto della nuova 38 al Fuentes, avendo a fianco come assessore alle Infrastrutture il sondriese Maurizio Del Tenno e presidente della Provincia, Massimo Sertori

«Maroni mi ha accompagnato insieme a Umberto Bossi negli anni più importanti della mia vita politica - dice Parolo addolorato e incredulo perché nonostante fosse a conoscenza della sua malattia solo qualche settimana fa aveva ricevuto un rassicurante «sto bene» che gli aveva fatto pensare che la situazione fosse tutto sommato sotto controllo -. Sono stato con lui in giunta cinque anni. Non mi nominò subito dopo la mia elezione da consigliere, ma qualche mese dopo. Ero in cantiere quando ricevetti la sua telefonata. Mi disse che voleva nominarmi sottosegretario alla presidenza. Io gli risposi chiedendogli se fosse sicuro, perché non ero uno accomodante, piuttosto un rompiscatole. Lui mi disse: ti conosco da vent’anni e ti voglio proprio per questo. Io credo che la differenza tra un grande uomo e un uomo mediocre stia proprio nel saper scegliere non le persone che ti dicono sempre di sì, ma quelle che ti possono aiutare anche con uno sguardo critico. Con lui mi sono sentito motivato. Anche per questo mi lasciò di stucco quando, dopo aver detto apertamente che si sarebbe ricandidato in Regione e che mi avrebbe nominato assessore, annunciò l’abbandono. Adesso capisco tante cose».

Molto presente

Maroni fece numerose visite in Valtellina durante il suo mandato. Non solo a Chiavenna, ma anche al Parco dello Stelvio, in visita alle centrali idroelettriche del Venina e di Novate, nel capoluogo al cospetto dei sindaci nella sala consiliare della Provincia e in Val Masino alle terme «dove avevamo messo un po’ di finanziamenti» ricorda Parolo. «Aveva una grande attenzione verso il territorio. Con lui perdiamo una persona davvero importante» aggiunge.

E ricorda la sua presenza assidua sul territorio e a fianco della gente anche Borromini che lo ringrazia per i consigli e per quella voglia di combattere per i cittadini che era in grado di trasmettere. «Sei sempre stato un amico sincero e ti porterò sempre nel cuore» la sua dedica affidata ai social.

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