Negozio a New York. Per i pedü originali
della Valmalenco

La storia Le tradizionali calzature in tessuto in vendita negli Stati Uniti in un temporary shop Un secondo progetto con un’azienda comasca

Dalla vecchia soffitta di Lanzada allo showroom di New York. Un passo non breve e neppure scontato, che tuttavia il pedü della Valmalenco, la calzatura tipica della valle del Mallero dei tempi andati, ha compiuto, entrando di diritto nel novero delle produzioni “made in Italy doc”, ricercate, oggigiorno, come non mai, anche oltreoceano.

Da Milano agli Usa

«Proprio sabato è stato aperto questo temporary shop, destinato a rimanere tale fino al 3 gennaio prossimo - dice Thomas Bardea, residente a Sondrio ma con salde radici in Valmalenco, fondatore del brand “Pedü original” - dentro il Refinery Hotel di Mahnattan, nel cuore della Grande Mela. Lì sono esposti i prodotti del nostro brand, e questo per me e per il mio team rappresenta una grande soddisfazione. Anche perché questo approdo negli States è dovuto ad un preciso invito rivoltoci dall’azienda statunitense Style Hunter, vocata alla ricerca di prodotti artigianali di alta sartoria che hanno un ottimo mercato anche oltreoceano».

É attraverso il mercato milanese, dove i “Pedü original” sono già inseriti da tempo e attraverso ulteriori ricerche di mercato, che i “cacciatori di teste” americani sono giunti all’azienda di Sondrio, la quale in quattro anni ha percorso parecchia strada, tant’è che oggi il pedü “new style” della Valmalenco piace sempre di più e conta tanti clienti a Milano, a Monza dove c’è un punto vendita e, nella vicina Engadina, a Sankt Moritz e a Zuoz, dove viene proposto da due quotati negozi di calzature di montagna. E in effetti più di montagna non ce n’è nel pedü malenco, anche se non è uno scarponcino da trekking, non ce n’è.

Tradizione aggiornata

«Noi stiamo portando avanti una tradizione antica, rimanendo nel solco della stessa - dice Bardea - e tuttavia innovando nella misura in cui si rivela indispensabile calibrare il prodotto alle necessità e agli usi attuali. Insieme ad aziende del posto, produttrici di componenti di alta qualità ed ecosostenibili, come Tessuti Sondrio e Vibram, abbiamo introdotto la suola in gomma, riciclata - annota Bardea -, in modo da rendere la scarpa più “longeva”, ed utilizziamo tessuti come il cotone, per la versione estiva, e la lana cotta, per quella invernale, per la copertura. Al riguardo, recentemente è nata anche un’interessante partnership con la Colombo industrie tessili comasca, sfociata nella produzione di un pedü rivisitato in chiave molto moderna, ma sempre realizzato e cucito con metodo tradizionale e interamente a mano».

Il progetto industriale

Un connubio, quest’ultimo, nato attraverso “Progetto 62”, brand e laboratorio creativo dell’azienda tessile comasca, che ha nel designer Arman Avetkyan il suo guru. Ne è sortito un prodotto interessante, multicolore, decisamente intrigante, e, soprattutto, ecosostenibile, perché questo è un concetto che accomuna la vision imprenditoriale di Stefano e Massimo Colombo, rispettivamente presidente e ad della tessitura comasca, e di Thomas Bardea, fondatore di “Pedü original”.

«Siamo partiti nel 2018, da quei pedü da me rinvenuti nella soffitta della casa dei nonni, a Lanzada - dice Bardea - e da lì siamo andati avanti, senza sosta, incontrando vasto consenso. Abbiamo svolto un percorso di conoscenza del prodotto tradizionale, recependo il sapere di quattro donne di Lanzada, Ancilla, Agnese, Angela ed Elena, che hanno trasferito ad aspiranti sarte del corso per operatore dell’abbigliamento e della sartoria del Pfp di Sondrio la loro maestria. Che poi,si è trasfusa, quasi in automatico nel nostro laboratorio di “Pedü original”, in via Donatori di sangue, a Sondrio, dove confezioniamo i prodotti che ci vengono commissionati. Siamo un team affiatato, e molto orgoglioso di questa attività».

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