«Conto di 3.300 euro
per i tavolini all’aperto
Pago come un affitto»

Torna la tassaMarco Vuono, gestore del Terra Vino, ha ricevuto il preventivo di spesa da aprile a fine anno «Ridurrò lo spazio, ma per noi la pandemia non è finita»

Tremilatrecento euro per 48 metri quadrati nel lasso di tempo da aprile a fine anno, per meno di 12 ore giornaliere. «Come un affitto. Una follia». Arrivano i primi preventivi richiesti alla società San Marco, che gestisce la partita per conto di palazzo Pretorio, per l’occupazione del suolo pubblico cittadino con tavolini e sedie e insieme ad essi le prime proteste da parte degli esercenti.

Da domani

A mostrare il conto ricevuto in vista della fine dell’esenzione che scatta proprio domani insieme alla fine dello stato di emergenza per il Covid è Marco Vuono, gestore del Terra Vino, l’enoteca che anima piazza Cavour. Durante la pandemia Vuono, come tutti i colleghi che hanno potuto cogliere l’opportunità offerta anche per garantire il distanziamento tra le persone, ha sfruttato la possibilità di ampliare il proprio raggio di azione mettendo tavolini e sedie su quasi metà della piazza pedonale (al netto delle auto costantemente parcheggiate al suo limitare nonostante il divieto), abbellendola anche con fiori e piante. Ora però che lo stato d’emergenza è finito e l’amministrazione comunale ha deciso di non concedere alcuna proroga e dunque di tornare a far pagare il canone unico patrimoniale, ex Tosap, le cose cambiano. E tanto.

«Quarantotto metri quadrati non sono niente davanti a me - dice Vuono -. Uno spazio di 6x8, mentre finora avevo occupato un’area di 8 metri per dieci. Se le cose rimarranno così credo che chiederò il minimo indispensabile, ma non è giusto. Non è che con il 31 marzo è finita la pandemia, anzi. Il virus continua a circolare, la gente preferisce rimanere all’esterno e noi non possiamo non offrire questa possibilità se vogliamo lavorare. Ma proprio per questo il Comune dovrebbe venirci incontro, anziché sfruttare i nostri bisogni».

Fare cioè come è stato deliberato in altre città, ovvero la proroga dell’esenzione almeno fino a giugno seppure in assenza di copertura finanziaria da parte dello Stato. «O quantomeno - dice Vuono - prevedere uno sconto fino alla fine dell’anno. Chessò, la metà della tariffa dovuta».

Gli altri aumenti

Anche perché, ricorda l’oste, nel frattempo è aumentato tutto e tra bollette del gas, dell’energia elettrica e i costi delle materie prime riuscire a far quadrare i conti è sempre più complicato. «I tavolini sul suolo pubblico - aggiunge Vuono - hanno rivitalizzato la città anche nei momenti più bui e continuano a dare un tocco di colore. E allora l’amministrazione dovrebbe venirci incontro garantendosi, al tempo stesso, entrate certe perché se si continua a tirare il collo agli esercizi commerciali, alla fine saremo costretti tutti a chiudere e allora di soldi nelle casse comunali non ne verserà più nessuno». Non una questione di elemosina, tiene a precisare Vuono, quanto piuttosto di sopravvivenza delle singole attività, ma del tessuto economico cittadino più in generale.

Un grido d’allarme quello di Vuono che non si esaurisce qui. «Proverò a capire tramite l’Unione commercio se sia possibile organizzare un incontro con il Comune - dice - oppure organizzare una manifestazione che coinvolga tutti gli interessati. In alternativa, non escludo forme di protesta personale».

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