Cresce la protesta dei trattori. Si allarga il presidio in Valle

Politiche verdi Nell’area di Piantedo i mezzi schierati sono passati da 25 ai 45 di ieri. La mobilitazione continuerà oggi e domani. Gusmeroli: «Sempre più difficile tirare avanti»

Sono aumentati decisamente, i trattori schierati nell’appezzamento di terreno privato che dà sulla ex statale 38, all’ingresso di Piantedo, nella zona del Ristop bar.

Se se ne contavano 25 mercoledì, a protesta appena avviata, ieri mattina sono saliti a 33, cui se ne sono aggiunti altri 12 provenienti dalla Media Valtellina. Allevatori e agricoltori valtellinesi, infatti, si sono dati appuntamento con i loro trattori a Berbenno e, da lì, scortati dalla Polizia stradale, si sono incolonnati in direzione Piantedo dove sono giunti intorno alle 11. Senza conseguenze per la sicurezza di coloro che si sono trovati a transitare sulla statale 38 a quell’ora, salvo il fatto che il traffico in discesa ha subito degli inevitabili rallentamenti, perché si è trattato di andare al passo con i trattori, ma dalla Polizia stradale di Sondrio fanno sapere che non si sono prodotte tensioni di sorta.

Organizzatori

Condurre una protesta nel pieno rispetto della legalità, oltreché apolitica e asindacale, del resto, costituisce un mantra per gli organizzatori del presidio che sposano in toto il decalogo prodotto dal “Coordinamento nazionale riscatto agricolo” e che andranno avanti con la protesta anche oggi e domani.

«La linea comune a tutto il “Coordinamento” è quella di non rilasciare interviste - dice Marco Digonzelli, allevatore di Colico, referente della protesta di Piantedo -, ma di rifarsi al decalogo del “Coordinamento nazionale riscatto agricolo” che è l’unico movimento cui ci rifacciamo. Poi, se altri movimenti vogliono appoggiarci e hanno più a cuore il tema del lupo, va bene, ma noi siamo qui come “Coordinamento”, il cui decalogo, al punto otto, parla anche del contenimento della fauna selvatica, ma è uno dei dieci punti».

Oltre, Digonzelli non va, se non per chiarire questo aspetto della paternità del movimento locale esclusivamente legato al “Coordinamento”. Il quale esprime chiaramente nei dieci punti programmatici la sua linea vocata a una revisione completa della politica agricola comunitaria tacciata di estremismo ambientalista a discapito della produzione agricola e dei consumatori, al divieto dell’importazione di prodotti agricoli da paesi dove non sono in vigore gli stessi regolamenti produttivi e sanitari nostri e all’eliminazione dell’obbligo di non coltivare il 4% dei terreni.

Questi sono i primi tre punti evidenziati, poi ne seguono altri, in tema di detassazione dei prodotti agricoli, di agevolazioni sui carburanti, di valorizzazione della figura dell’agricoltore anche nelle scuole, perché il punto è riconsegnare e garantire dignità e profitto a questa attività.

Allevatori

«Oggi si sono persi quasi completamente - assicura Pia Gusmeroli, consigliere comunale a Piantedo e appartenente ad una storica famiglia di allevatori -, perché è difficilissimo trarre profitto dalle nostre aziende. A Piantedo, ad esempio, paese rurale per antonomasia, ne sono rimaste solo quattro, fra cui quella mia e di mio marito, gestiamo 80 bovini da latte. Solo io e lui, ed è una vera impresa, per cui si lavora dalle 10 alle 12 ore al giorno e si ricava 50 centesimi per litro di latte conferito. In pratica, si va quasi in pareggio con i costi. E non si pensi che il fatto di avere un trattore significhi essere un’azienda solida, perché per prendere anche quello bisogna fare mutui. Siamo costretti ad avere sempre più mezzi costosi e ad affidarci alla tecnologia, perché siamo solo in due, non ci sono più le famiglione di una volta e non ci possiamo permettere dipendenti. E anche associarsi con altri allevatori è molto difficile perché non abbiamo appezzamenti contigui, come in pianura, sono 30 ettari coltivabili tutti spezzettati qua e la. L’agricoltura di montagna è molto impegnativa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA