Vent’anni da preside, Giana: «Tante belle persone e troppe riforme»

Il personaggio Una carriera iniziata insegnando tedesco in provincia Poi a Livigno, quindi all’istituto comprensivo Paesi retici

Ha iniziato come docente di tedesco, lingua che ha insegnato a tante generazioni, poi dirigente scolastica da più di vent’anni Raffaella Giana, che è alla soglia della pensione.

Dal primo settembre saluta la scuola, un mondo «a cui ho dedicato tanto della mia vita. Porto con me il ricordo di tante belle persone, ma, terminato il mio incarico il 31 agosto non avrò alcuna nostalgia del lavoro, che pure mi ha gratificata, ma che mi ha anche costretta ad applicare norme, che personalmente non condividevo».

D’altronde, ne è consapevole, «ogni stagione ha i suoi frutti e penso di averne assaporati e gustati tanti. Ho messo da parte tanti interessi ed è giunto il tempo di dedicarmi ad essi, sport compreso», al fianco del suo compagno di vita, di suo marito Clemente Silvestri, docente di ginnastica conosciuto proprio nella tanto amata Livigno, dove l’amore è sbocciato.

Il curriculum

Laureata in lingue e letterature moderne allo Iulm nella sede di Feltre, classe 1957, una donna di carattere, Giana, per pochi giorni ancora ai vertici del comprensivo “Paesi Retici” di Sondrio, inizia la sua carriera insegnando tedesco «al liceo linguistico privato e con una supplenza annuale nelle scuole di Madesimo e Villa di Chiavenna». Dopo solo due anni vince il concorso ed entra di ruolo: unica cattedra disponibile Livigno, una costante sia nella sua vita professionale, che famigliare.

Primo incarico

«A quei tempi - inizio anni Ottanta - nessuno ci voleva andare a Livigno, ritenuta sede disagiata in quanto non ben collegata, nonostante la funzionaria, la mitica signorina Silvana Negri dell’allora Provveditorato, incoraggiasse tutte le belle ragazze - ironizza Giana - ad andarvi perché si sarebbero sposate: “Vada a Livigno che si sposa!” mi disse».

Ovviamente a Livigno ci andò, ma con tutt’altre intenzioni, «salvo poi dovermi ricredere». Non ne ha mai fatto mistero, nel Piccolo Tibet «sono rimasta 20 anni per amore di un entusiasta docente di educazione fisica», il “Clem” per l’appunto.

Seppure a malincuore, «nel 1998-99 ho lasciato la professione docente per assumere l’incarico di preside», sempre a Livigno, dove «da alcuni anni si assisteva ad un avvicendarsi di presidi, non intenzionati a restare e mi lasciai convincere a fare il difficile passo. Sono seguiti anni di intenso lavoro, ma anche di tante soddisfazioni».

Trasferimento

Dopo aver superato il corso-concorso, nel 2004 Giana è entrata di ruolo come dirigente scolastico, restando a Livigno sino al 2006-2007.

Poi, confessa, «ho di nuovo seguito il cuore, trasferendomi nella città natia dove studiavano i figli, che non volevo “cedere al collegio”. Mi si presentava una bella sfida in una scuola di città, con il personale tutto di ruolo alla media “Sassi-Torelli” e Ctp (Centro territoriale permanente) annesso, ben diverso da chi doveva imparare il mestiere di insegnare, non sempre giovane, con problematiche diverse e anche ben sindacalizzato».

Le competenze relazionali e la leadership accumulate a Livigno, «mi hanno comunque consentito di conquistare in breve tempo la fiducia e la stima del corpo docente e di tutto il personale di segreteria».

Si arriva al 2012-2013, quando diventa preside «del neonato istituto comprensivo “Paesi Retici”. Non aveva manco la segreteria, aveva una sola linea telefonica, che fungeva anche da fax e che suonava contemporaneamente in tutti gli uffici».

L’istituto era la risultanza di ritagli di scuole di quattro istituti diversi: Primo circolo, Terzo circolo, Sassi-Torelli, comprensivo di Berbenno. «Avevano però un vantaggio i “Paesi Retici”: raggiungere la sede di lavoro in bicicletta», quella bicicletta sulla quale tutti l’hanno vista sfrecciare quotidianamente, «a volte l’unica attività fisica che il lavoro pressante mi consentiva».

Impresa riuscita

Un’esperienza, quella ai Paesi Retici, durante la quale «ho trovato grandi persone e grande disponibilità a collaborare e così anche successivamente quando dopo due anni di reggenza il comprensivo di Chiesa Valmalenco è stato accorpato ai “Paesi Retici” divenuto il più complesso della provincia, e tutti insieme siamo riusciti nell’impresa». Guardandosi indietro, in questi anni la scuola è cambiata: «La scuola che si adegua ai tempi cambia ed è giusto sia così. Quello che non è positivo è che ogni ministro cerchi di fare la sua riforma, che vengano introdotte delle innovazioni, che poi sono impugnate dai Tar e lascino tutto in un sospeso in una sorta di limbo».

In ogni caso «le riforme devono essere applicate e sottoposte a verifica. Solo dopo si valuta, se cambiare di nuovo. Così di fatto non è stato e al personale è stato chiesto un grande sforzo in termini di resilienza».

Infine un bel ricordo, un momento particolare: «La festa di pensionamento organizzata a sorpresa da tutto il personale docente, amministrativo e ausiliario, grande manifestazione di stima e gratitudine».

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