Valfurva, lupo ucciso a fucilate. Dentro al Parco dello Stelvio

Era un maschio di circa due anni. Il corpo è stato trovato in località Pradaccio, sono in corso le indagini

Un lupo ucciso a fucilate nel cuore del parco nazionale dello Stelvio, in Valfurva.

Il ritrovamento risale a domenica, ma solo ieri i vertici del parco hanno reso noto il rinvenimento della carcassa dell’animale avvenuto su segnalazione pervenuta ai Carabinieri forestali. Siamo in località Pradaccio, nel comune di Valfurva, zona raggiunta immediatamente dalle Forze dell’Ordine.

Sul corpo dell’animale, trovato a bordo strada presso il trivio che porta in località Presure, a circa 1600 metri, sono stati trovati il foro di entrata e di uscita di un proiettile di grosso calibro, un chiaro segno che la morte dell’animale è avvenuta in seguito a colpo di arma da fuoco.

I controlli veterinari

Per il parco nazionale dello Stelvio si tratta del primo caso noto di bracconaggio di un lupo. La carcassa è stata sequestrata dalle autorità competenti ed è a disposizione per gli accertamenti. La causa della morte dell’animale è stata confermata dai veterinari dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Sondrio, dove l’animale è stato portato per i riscontri del caso lunedì mattina. Secondo i veterinari si tratta di un esemplare maschio di circa due anni che era in buone condizioni fisiche, come testimoniato dal suo peso. Un vero e proprio atto di bracconaggio, quello avvenuto in Valfurva, nei confronti di una specie tutelata a livello nazionale.

Il lupo è protetto dalla legge 157 del 1992, dalla legge quadro 394/91, che disciplina la conservazione della natura nelle aree protette; a livello europeo è riconosciuta come specie da difendere, secondo la Convenzione di Berna ratificata dall’Italia con la legge 5 agosto 1981, n. 503 e dalla Direttiva Habitat 357 del 1992.

«Proprio in questo contesto normativo definito a livello nazionale, più che locale, un atto di bracconaggio come questo risulta particolarmente grave - ha spiegato Luca Pedrotti, coordinatore scientifico del Parco - e rende nulli gli sforzi che Parco e Regione, con la comunità locale, si stanno impegnando a fare per facilitare la compresenza di lupo e uomo in questo territorio; è argomento di discussione a livello nazionale ed europeo la possibilità di intervenire in determinate condizioni con abbattimenti in deroga, ma è una questione che può essere affrontata solo in maniera coordinata tra i soggetti istituzionali, locali e centrali, e la cui eventuale applicazione può solo essere conseguente alla messa in atto delle misure di prevenzione attivabili. Un’azione individuale come questa si configura come reato penale e non può che generare l’effetto contrario».

Parla il direttore

È intervenuto anche il neo direttore del parco Franco Claretti: «Vi è la piena disponibilità del Parco – ha commentato – a sostenere tutte le azioni a favore di questi territori, agricoltura compresa, finalizzate a rafforzare la cooperazione nella gestione di questa specie. Il grave gesto, oltre che inutile dal punto di vista ecologico, non ha giustificazione alcuna. Sarà rafforzato il nostro impegno nel proseguire, con le comunità, il dialogo costruttivo nella convinzione che il lupo rappresenti un elemento fondamentale degli ecosistemi naturali e la conservazione di questa specie comporta un beneficio per tutte le altre componenti ambientali ad essa interrelate».

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