Usavano mezzi della Cri per scopi privati
Due ex volontari patteggiano 18 mesi

Il caso I giovani, di Lanzada e Chiesa, finirono ai domiciliari in aprile dopo una denuncia interna

A inizio aprile del 2021 finirono agli arresti domiciliari con l’accusa di peculato, per aver utilizzato mezzi della Croce rossa di Sondrio per scopi privati, tutt’altro che istituzionali. Ieri due 22enni uno di Lanzada e uno di Chiesa in Valmalenco, hanno patteggiato un anno e sei mesi di reclusione e una multa di 150 euro ciascuno; pena sospesa a a uno dei due.

La vicenda

Stando alle indagini portate avanti dai carabinieri di Sondrio i due ragazzi, tra il luglio del 2020 e il marzo del 2021, avevano utilizzato mezzi della Cri per viaggi che niente avevano a che fare con l’associazione.

«In concorso materiale e morale tra loro - si legge nel capo di imputazione - con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, in qualità di incaricati di pubblico servizio, volontari presso la Croce rossa con abilitazione al soccorso, avendo per ragioni di servizio disponibilità di diverse autovetture di proprietà della Cri e di altre auto recanti la scritta “Cancro primo aiuto”, se ne appropriavano utilizzandole per farne uso personale recandosi in Comuni diversi da Sondrio (nelle province di Lecco, Monza, Milano e Torino) senza giustificato motivo, talora con il correlato uso degli apparati Telepass».

Dieci i viaggi contestati ad entrambi, a cui si aggiungono otto episodi che, invece, sono stati contestati solo a uno dei due. Non solo: avendo la disponibilità delle tessere carburante acquistate dalla Croce rossa, le avevano utilizzate impropriamente per fare il pieno di carburante sia ai mezzi della Cri indebitamente usati, sia le auto private di proprietà (una Skoda Rapid e una Fiat 500). In due casi avevano utilizzato la tessera insieme, mentre in altri due era stato solo uno di loro a fare rifornimento alle sue auto utilizzando i fondi della Cri. In totale la cifra sottratta è di poco superiore ai 200 euro.

I due ex volontari erano accusati inoltre di aver sottoscritto «attestazioni di viaggi ideologicamente false o recanti indicazioni di tratte non effettivamente percorse in quanto non congruenti rispetto ai chilometraggi registrati». Infine, entrambi erano accusati di furto per essersi appropriati di spazzolini, dentifricio, scatole di biscotti, confezioni di sapone e di olio d’oliva destinati alle famiglie indigenti, tutta merce che era stata trovata nelle loro abitazioni quando i carabinieri eseguirono l’ordinanza degli arresti domiciliari.

Indagine interna

L’inchiesta era partita dalla denuncia di Giuliana Gualteroni, presidente della Cri di Sondrio, che si era rivolta ai militari dell’Arma quando una delle auto non era nell’autorimessa dell’associazione e aveva poi scoperto che l’aveva presa uno dei due. Era emerso, inoltre, che l’auto era stata portata in officina a Lecco con il carroattrezzi per un guasto al motore, ma non c’era alcun motivo per cui l’auto dovesse trovarsi a Lecco senza un buon motivo.

Dopo l’arresto, i due indagati avevano ammesso tutto, anche se davanti al gip avevano per così dire “accusato” la Croce rossa di non averli voluti assumere e, durante la pandemia, di non aver fornito loro i dispositivi di protezione individuale necessari per la prevenzione del contagio da coronavirus.

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