Un problema in più. La stretta regionale su stufe e camini

Il caso Impianti a legna e biomassa alternativi al gas. Ma quest’anno scatta il giro di vite antinquinamento. Fomiatti (Artigiani): «Speriamo spostino le scadenze»

Temperature più basse nelle case e nelle industrie, limitazione oraria dell’accensione degli impianti di riscaldamento. Le nuove regole dettate dal Mite, il ministero per la transizione ecologia, per il risparmio di gas si scontrano non solo con le difficoltà nei controlli, ma anche con la stretta stabilita dalla Regione Lombardia per stufe e camini a biomassa, tradizionalmente una delle principali fonti alternative di calore in molti comuni della provincia di Sondrio, ma che rischiano di risultare fuori legge.

Norme incrociate

Un incrocio non proprio fortunato in quanto a tempismo. Le nuove norme entrate in vigore il primo agosto per ridurre l’inquinamento atmosferico - la metà delle emissioni di polveri sottili misurate su tutto il territorio lombardo e la maggior parte di quelle valtellinesi derivano da camini e stufe - prevede, infatti, la disattivazione o la sostituzione con impianti a più alta efficienza, degli impianti più vecchi e inquinanti, quelli che risultano poco performanti dal punto di vista energetico, pena multe da 500 a 5.000 euro.

Non soltanto. Per gli impianti a biomassa, la cui efficienza è misurata in stelle (vietata l’installazione di macchine sotto le 4) varranno le stesse regole già in vigore per le caldaie: controllo dei fumi e bollino obbligatorio. Insomma gli impianti dovranno essere iscritti al catasto Curit ed essere verificati dai manutentori.

Il provvedimento vale per tutti gli impianti termici civili alimentati da biomassa legnosa presenti in Lombardia, con potenza al focolare fino a 3 MW. Tra gli inclusi ci sono anche quelli per la produzione centralizzata di acqua calda sanitaria e di uso domestico per la cottura dei cibi, la più classica delle cucine economiche. I generatori installati prima del 18 settembre 2017 potranno essere mantenuti in esercizio fino al 15 ottobre 2024 purché abbiano almeno 3 stelle, come da dichiarazione di conformità dell’installatore. In caso contrario l’impianto risulterà fuori legge e dovrà essere spento o sostituito. La nuova normativa prevede anche l’obbligo di utilizzo di pellet di qualità certificata A1.

Le verifiche

Anche in questo caso come per quello delle regole sulle caldaie si pone il problema dei controlli. Chi li farà? «In entrambi i casi la vedo molto difficile - dice Mario Fomiatti, referente degli impiantisti di Confartigianato imprese Sondrio -. Non credo che sarà possibile fare le verifiche nelle case private, così come è problematico per le manutenzioni delle caldaie (che infatti si limitano a controlli documentali a campione) perché non ci sono risorse a sufficienza. Nel caso dei condomini con caldaia centralizzata ci si potrà appoggiare ai manutentori, ma la decisione dovrà comunque passare attraverso l’amministratore della casa».

Casi specifici

Senza contare i casi specifici in cui spegnere gli impianti sarà quasi impossibile. «Il riscaldamento a pavimento deve funzionare tutto il giorno per scaldare - spiega Fomiatti - e poi ci sono gli edifici che non sono riusciti a fruire del 110% per l’efficientamento: disperdono tanto e sono difficili da portare in temperatura. Se il superbonus fosse stato portato avanti correttamente, magari pensato in modo strutturale, la cosa sarebbe stata diversa».

Difficoltà identiche per quanto riguarda stufe e camini. «In questo caso poi - aggiunge Fomiatti - si pone anche il problema di dover magari spegnere impianti che sono un’alternativa al gas. E che nelle nostre aree di montagna rappresentano un grosso aiuto, anche in termini economici. Ci auguriamo che la Regione voglia procedere in modo costruttivo per aiutare gli utenti a capire come risparmiare senza voler fare la voce grossa (Confartigianato ha chiesto non a caso di spostare le scadenze, nda). La biomassa rappresenta l’alternativa a più basso costo in questo momento».
Monica Bortolotti

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