“Tosca” al Sociale, scommessa vinta

Stagione al via Il successo dell’opera testimonia la voglia di riappropriarsi di spazi d’incontro e condivisione

C’è grande voglia di rinascita culturale in città. C’è grande voglia di riappropriarsi di spazi d’incontro e di condivisione. C’è grande voglia di ritornare al mondo della lirica che non muore mai.

Grande, infatti, è stata l’attesa del popolo affascinato dall’opera che ha affollato il Teatro Sociale - “sociale” proprio com’era nell’intesa dei padri fondatori - per l’inaugurazione della “Stagione di Opera e di Operetta 2022-2023” del Comune di Sondrio per una delle opere più “teatrali” e affascinanti della grande epopea pucciniana: la “Tosca”.

Vivere d’arte e d’amore

Piena soddisfazione anche da parte del sindaco Marco Scaramellini, presente in sala con Andrea Ragosta, direttore artistico di Sondrio Teatro, e di Marcella Fratta, assessore alla Cultura e all’Istruzione, che in proscenio ha presentato con orgoglio una stagione di prosa di alto livello, promuovendo anche il pieno sostegno alla tradizione musicale italiana attraverso «una storia d’amore, tragica e drammatica», con l’augurio a tutta la comunità di vivere come Tosca, «d’arte e d’amore».

In evidenza sulle poltrone del Sociale la patinata brochure della Banca Popolare di Sondrio sulla genesi del capolavoro pucciniano, a firma di Giovanni Gavazzeni, e una breve sintesi dell’opera dal fascino irresistibile e introspettivo dettato dai chiaroscuri di una partitura intensamente drammaturgica e profondamente “umana”.

Il marasma dell’orchestra nel “golfo mistico” in accordo, tra i barriti dei tromboni e i sibili acuti dei legni con il vociare sommesso dei celli, tutt’uno col fermento sciamante della sala, zittisce d’improvviso quando si spengono le luci e s’alza il sipario.

Sullo sfondo, nella seducente veste scenica di Carlo Guidetti, imponenti colonne istoriate si affacciano su vetrate policrome d’alta scuola fiamminga di una chiesa della Roma papalina di un turbolento Ottocento in cui Cavaradossi sta dipingendo la sua Maddalena plorante a cui ha dato il volto di una gran dama dal viso d’angelo e gli occhi cerulei che si sovrappongono a quelli scuri della sua focosa amata, Floria Tosca, che irrompe sulla scena con la furia di vindici Erinni, sconvolta dalla gelosia domata con destrezza dall’artista che accetta infine il convegno serale con quel “mia sirena, verrò” spingendola dolcemente a lasciarlo all’”opra” che attende gli ultimi ritocchi.

Perfetto l’isterismo collerico della tormentata Tosca retto con languido trasporto da Renata Campanella, che vola fino al cielo per placarsi in un ultimo sussulto nel suo morbido e pur risoluto: “E… falle gli occhi neri!”. Roboante nella sua furente spietatezza irrompe la presenza inquisitoria di Scarpia dalla tracotanza ostile, con un imperioso Marzio Giossi ben avvezzo ai fasti scenici, che come un perfido Iago insinua il velenoso sospetto nella bella Tosca per acciuffare il fuggiasco da Castel Sant’Angelo che condurrà all’arresto del suo Mario.

Intenso Giossi, malefico e spergiuro negli oscuri meandri dei suoi lubrichi pensieri tra il capestro per l’uno e l’alcova per l’altra, nel suo tormentato: “Tosca, mi fai dimenticare Dio!”. Sullo sfondo le campagne napoleoniche con la battaglia di Marengo che esaspera gli animi fino alla condanna a morte di Cavaradossi. A meno che Tosca non ceda alle lusinghe lascive dello strapotere di Scarpia in cambio di un salvacondotto e una fucilazione farsa. Ma la lama acuminata di un pugnale lo attende.

Picchi d’emozione

Presente, incisiva, graffiante, l’Orchestra sinfonica delle Terre Verdiane ben diretta da Stefano Giaroli con la sicura complicità del Coro dell’Opera di Parma capitanato dal maestro Emiliano Esposito. Due grandi picchi d’emozione con il “Vissi d’arte” di Renata Campanella e una intensa “E lucean le stelle” del tenore Danilo Formaggia, sottolineati da lunghissimi applausi che sono si sono rinfocolati nel turbinoso e tragico epilogo sugli spalti di Sant’Angelo. Ovazione finale di un pubblico giovane accanto a deliziose bambine elegantissime, stregate da Tosca. Forse la scommessa sul futuro dell’opera è già vinta.

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