Stress da Covid anche in Valle
Lo conferma uno studio

E poi ipocondria, attacchi di panico e depressione

Sondrio

In Valtellina il problema dell’impatto psicologico del coronavirus non è ancora allarmante, ma potrebbe diventarlo. A mettere nero su bianco i rischi dell’epidemia da questo particolare punto di vista una ricerca dell’Istituto Mario Negri condotta attraverso un questionario di 48 domande pubblicato tra il 6 e il 20 aprile. Sono stati raccolti dati demografici e informazioni sui sintomi fisici nei precedenti 14 giorni della compilazione di 20.158 persone, di cui il 59,1% dalla Lombardia. Dalle risposte è evidente che la provincia di Bergamo è la più colpita, anche psicologicamente. Decisamente meno la provincia di Sondrio, ma anche qui il problema è reale e palpabile.

«La situazione in Lombardia è senza dubbio a macchia di leopardo – spiega il dottor Mario Ballantini, direttore del Dipartimento di salute mentale dell’Asst Valtellina e Alto Lario e del reparto di Psichiatria dell’ospedale di Sondrio – e sono diverse le esperienze vissute in territori come quelli di Alzano Lombardo, Nembro, Bergamo, nel Lodigiano o anche in alcune zone del Milanese rispetto alla realtà valtellinese e valchiavennasca. Ma non si deve sottovalutare il problema, che già si vede anche qui da noi».

Secondo gli studiosi dell’Istituto Mario Negri, l’epidemia Covid-19 ha un impatto profondo dal punto di vista psicologico. In totale 10.540 partecipanti al questionario (52,6% del totale) hanno riportato un impatto psicologico nel corso del periodo di quarantena.

Più specificamente, 8.897 (44,1%) hanno riportato un impatto psicologico lieve o moderato e 1.081 (5,3%) hanno riportato un impatto grave. Per quanto riguarda il tipo di disagio psicologico, 2.003 (9,9%) hanno riportato sintomi depressivi di moderata-grave entità. 1.131 (5,6% del totale) hanno riportato sintomi di ansia; 802 (il 4%) invece hanno riportato di soffrire di sintomi fisici di moderata-grave intensità.

«In provincia di Sondrio il fenomeno non è ancora travolgente» prosegue il dottor Ballantini.

Ci sono già, però, e ci saranno ancora in futuro nuovi pazienti che hanno e avranno bisogno di un sopporto psicologico o psichiatrico. «Certamente questi problemi possono insorgere in persone che hanno vissuto un lutto – prosegue Mario Ballantini -, ma non solo. Ci sono persone che ora hanno paura di aver contratto l’infezione e possono sviluppare ipocondria, attacchi di panico, depressione, ansia. Persone chiuse in se stesse per la paura, che non riescono a riprendere la vita di prima. Ci stiamo organizzando – conclude l’esperto – per poter affrontare questi nuovi bisogni, un intervento precoce e a livello psicologico può riuscire a risolvere la situazione senza dover ricorrere a farmaci o a interventi più strutturati».

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